Lisistrata
Lidia Menapace. Proviamo
10 Settembre 2015
   

Riprendo la fine del precedente messaggio, quello, per intenderci, che loda la Cancelliera federale germanica per le sue decisioni, riconfermo la mia avversione per il leaderismo e cerco di approfondire quel che voi già conoscete sulle migrazioni.

Dico alla svelta che esse sono state chiamate da noi, che per lo più le abbiamo ricevute, “invasioni barbariche”, e dai popoli, specialmente di lingua tedesca, che le hanno fatte, “migrazioni di popoli” ovvero “Voelkerwanderungen”.

Ricordo anche di aver scritto che non si possono fermare e che hanno dei precedenti storici, cioè già avvennero in altri tempi, dopo qualche profondo sconvolgimento politico e/o geografico, cioè dopo la caduta dell'Impero romano e dopo la scoperta dell'America, e stanno avviandosi (anzi siamo già in molto ritardo nel segnalarli), a causa della crisi strutturale globale e -credo- finale del capitalismo.

Non tutte le migrazioni di popoli avvennero dal nord, arrivando con popolazioni alte bionde con gli occhi azzurri fino in Sicilia, dove esistono ancora come discendenti dei Normanni; e dall'Asia, cioè dall'est, con Attila, fermato da un papa (tanto per ricordare che anche papa Francesco ha dei precedenti). Conseguenza della terribile migrazione guidata da Attila, “il flagello di Dio” fu che le popolazioni latine invase, fuggirono sulla laguna da Aquileia, e lì fondarono Venezia, una delle meno antiche grandi città italiane.

In genere dopo una migrazione vi sono mutamenti dei toponimi e stabilirsi di popolazioni di altra origine geografica, dette etnie e nuovi ordinamenti o integrazioni tra tutti questi elementi e altri. Ad esempio l'etrusca Felsina si chiamò Bologna dopo l'invasione dei Galli Boi, Senigallia si attaccò il suffisso “gallica” e diventò Senigallia, un re longobardo è sepolto a Trani, Alarico addirittura a Cosenza. Dopo l'invasione della Lega la val Padana si chiama Padania e dopo quella dei Longobardi la Gallia cisalpina diventa Lombardia. Il termine etnia tende a caricarsi di valori e ad attaccare alle popolazioni residenti un principio si superiorità, “razza pura” e per questa ragione non uso la parola etnia né l'aggettivo etnico e mi sono impegnata, con successo e non certo da sola perché nello statuto della regione speciale autonoma Trentino-Alto Adige si dicesse sempre cultura o lingua e non etnia, e ancora insisto perché il nome diventi Trentino-Tirolo del sud, e non Alto Adige che è un nome che fa riferimento agli ordinamenti francesi, cioè dello stato più centralista che esiste in Europa, imposto da un senatore fascista (Tolomei) in tempi bui. Per oggi basta

 

Lidia Menapace


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