Firenze – Quello è tanto bravo. Quell'altro dice che prenderà meno soldi del dovuto. Quell'altro non ne prenderà affatto. Uno è laico di fede. L'alltro è cattolico di fede. E quell'altro era rivoluzionario di fede ma poi si è pentito o si è evoluto (a seconda delle interpretazioni), ma fa parte del giro giusto. Il presidente è un grande professionista; cioè è esperto di gestione di aziende, è un boiardo di Stato, quelli che saltellano da un'azienda pubblica a quell'altra a suon di milioni al mese e di altrettanti milioni di buonuscite? No, faceva il giornalista. Quell'altro è amico di quello lì. E così via. Sì, è il nuovo gruppo di persone che dovrè dirigere la Rai, sia per l'amministrazione che per i programmi. Soddisfatti i partiti. Un po' di mugugni nell'ala sinistra di uno e nell'ala destra dell'altra, nonché nei ribelli di quell'altro.
Ma cosa poteva fare altrimenti il Governo, le leggi sono quelle che sono. E quindi, accordandosi a destra e a manca, ha messo le sue donne e i suoi uomini. Cioè: ha cambiato le persone alla guida della solita azienda. Ha messo quelli che lui reputa piloti di Formula1 alla guida di un'auto d'epoca.
E i problemi principali? Cioè:
- privatizzazione cosi come chiesto dagli italiani con un referendum ormai datato;
- spending review per evitare, per esempio, che su un evento arrivano tre diverse troupe giornalistiche, una per canale, e qualche volta anche la quarta di Rainews24? E dove li mettiamo tutti quei giornalisti?
- l'abuso di posizione dominante sul mercato, con leggi che la favoriscono rispetto ai suoi concorrenti? Questi ultimi, per necessità di sopravvivenza, fanno finta di nulla e prendono i loro pezzettini;
- l'imposta che si paga per il possesso di un apparecchio tv (chiamandola -a presa per i fondelli- canone e/o abbonamento)? Ma se non ce l'hanno, come fanno ad essere in maggiore posizione dominante contro i loro concorrenti che vivono solo di pubblicità?
I problemi principali non ci sono. Ci sono le nuove donne e i nuovi uomini di potere, che essendo per l'appunto cambiato in alcuni aspetti fisionomici, ha provveduto altrettanto in uno dei principali e leccorniosi strumenti del proprio esercizio.
Al prossimo giro.
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Vincenzo Donvito, presidente Aduc