Il nostro giardino
Francesco Lazzari. Conosci Morbegno 1/ Piazza San Rocco 
La Prefazione di Renzo Fallati
15 Luglio 2015
 

Qualcuno potrebbe dubitare, eppure, tuffarsi nel passato, anche per un caso, può trasformarsi in una lunga avventura piena di scoperte. Quando il mese di ottobre si presenta bello, Roma ti lascia senza parole. Ma procediamo per gradi. Tanti anni fa, era il 1974, di mattina, in una bella giornata baciata da un sole autunnale, dopo aver visitato il Colosseo, decido – così per ammazzare il tempo (stavo facendo il militare al Castro Pretorio) – di incamminarmi, senza alcuna fretta, su per la via che porta a San Giovanni in Laterano. È una leggera salita che solca uno dei sette colli: il Celio. Neanche il tempo di percorrere cento metri e scopro, sulla mia sinistra, il fianco un poco anonimo di una chiesa, dove si apre una piccola entrata. Ad essere sincero nulla la rende particolarmente interessante. Tra le centinaia di edifici sacri di Roma sembrerebbe uno dei tanti. E invece… Decido di entrare da una porticina laterale e subito cominciano le sorprese: a destra una cappella con splendidi affreschi, a sinistra un presbiterio ricco di marmi antichi. Ma è soprattutto guardando verso il catino absidale che scopro un gioiello unico: un imponente mosaico dove troneggia una grande croce attorniata da colombe e da agnelli. Accanto a me ci sono alcuni turisti che si dirigono sicuri verso una porticina a vetri, entrano, pagano un biglietto e li vedo scendere per una scala di pietra. Incuriosito, li imito. E mi trovo in un mondo misterioso, sotterraneo, dove, ad ogni passo scopro qualcosa: in particolare alcuni affreschi dai colori un poco smunti, che narrano storie sconosciute. Intanto altre scale in pietra invitano a scendere ancora di più, e raggiungo una specie di grotta dove, proprio al centro, emerge un’antica ara sacrificale. E, su tutto, il rumore sordo dell’acqua che scorre. Venti metri sotto terra, in un percorso colmo di misteri. Quando ritorno al sole di Roma, per riprendere il mio girovagare, mi sento come stordito. La visita di questa chiesa (scopro poi che è la basilica di san Clemente) ha messo in moto una serie di domande: cos’è quell’altare sotterraneo e cosa sono quegli spazi che scendono ancora di più nella profondità della terra? e quegli affreschi leggibili a fatica? e come interpretare il solenne mosaico absidale? È proprio vero che la sorgente della nostra cultura scaturisce quasi sempre da un semplice desiderio: dalla curiosità. Infatti da quel giorno sfoglio tante guide, trovo molte risposte e ritorno spesso a San Clemente, godendone ogni volta sempre di più il suo fascino. Per me si trasforma nella chiesa più bella di Roma. Ma sono consapevole che non sarei stato in grado di soddisfare il mio desiderio di conoscenza, la mia curiosità, se non mi fossi imbattuto – dopo tante ricerche – nella guida giusta. Sulla città eterna ne esistono centinaia, eppure le risposte soddisfacenti le ho potute trovare soltanto leggendo La grande guida di Roma, di Mauro Lucentini: un volumetto umile all’aspetto, ma una bussola indispensabile per chi ama l’Urbe.

Ebbene, questa “avventura culturale” mi è tornata alla mente, dopo aver sfogliato il lavoro di Francesco Lazzari. Subito ho pensato che il valore fondamentale di questo libro risieda proprio nel suo potere di stimolare la conoscenza e di accendere la curiosità. Si tratta del primo volumetto di una nuova collana, dedicata a Morbegno. Di certo si tratta di una novità. Non che in questi ultimi decenni la città del Bitto sia stata trascurata dagli studiosi o dagli appassionati della cultura locale. Al contrario. Un buon numero di monografie e saggi hanno scandagliato e illuminato momenti della sua storia, le sue chiese, i suoi monumenti, i suoi personaggi. Sei anni fa, poi, sono apparse le Passeggiate a Morbegno di Evangelina Laini, una guida indispensabile. La domanda sorge, allora, spontanea. Ma era proprio necessario pubblicare ancora un altro volumetto su Morbegno? La casa editrice Labos è convinta che esista uno spazio ulteriore da coltivare. Per questo è nata la collana Conosci Morbegno. Una serie di volumetti, agili e ben illustrati, con lo scopo non solo di condurre il lettore alla scoperta dei molti angoli di Morbegno, ma che gli permetta un approfondimento sempre maggiore della nostra storia. Tante tessere di un vasto mosaico che prenderà forma man mano si susseguiranno le varie pubblicazioni. Un paese senza memoria, una comunità che non custodisce con amore e studio le sue tradizioni e i suoi ricordi sono destinati a morire. La nascita di un nuovo libro, un libro che certamente ci interesserà, e ci farà passare delle ore liete, permettendoci di conoscere meglio il luogo dove trascorriamo la nostra vita, deve essere considerata come una lieta occasione. Francesco Lazzari, con il suo racconto avvincente, ci conduce tra grumi di case, lungo stradine strette che solcano un tessuto compatto di edifici alti e secolari, alla scoperta di tanti ricordi. Sono questi che rendono unico e insostituibile il luogo dove viviamo… Il vecchio ponte sul Bitto, la via Carlo Cotta con il suo immediato ripido stacco verso monte (il vicolo Nani), l’Albergo Trieste che si trova quasi di fronte al massiccio e lungo palazzo Lavizzari, la chiesetta di san Rocco. Lo sbocco in quella grande piazza, omonima della chiesetta vicina, che lancia un tentacolo in salita verso la Val Gerola, uno giù verso Regoledo e l’altro sempre in discesa per andare a raggiungere il Ponte Promor. Un percorso ancor oggi ricco di suggestioni che, tuttavia, possono essere colte solo da un vero viaggiatore, che è naturalmente curioso e appassionato. Uno che vuole riconoscere le testimonianze del passato, leggendo le molte tracce rese sottili dal trascorrere degli anni. E Francesco Lazzari ci mette in mano un’utile bussola.

Da questo libro può nascere il desiderio di approfondire, di scandagliare la storia e le storie della nostra Morbegno. È questo il suo scopo. Ci sono persone che considerano essenziali le gioie dello spirito e che ritengono sia diritto di ogni uomo riceverle. “Scavare sempre nuovi pozzi di acqua viva, e tanti, e in tutte le piazze, e tanto ricchi d’acqua così che trabocchi e che tutti se ne possano dissetare”. È Abelardo, uno dei massimi intellettuali europei vissuto tra l’XI e il XII secolo che lo afferma. Ecco, l’uscita di un nuovo libro – tra l’altro il primo di una, speriamo, lunga collana – deve essere festeggiata come la scoperta di una nuova sorgente.

 

Renzo Fallati

  

 

Francesco Lazzari, Piazza San Rocco

Con l'arco celebrativo all'Imperatore Francesco I

[CONOSCI MORBEGNO 1]

LABOS Editrice, pp. 80 (riccamente illustrato), € 15,00


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