Genova – Il 23 maggio 2013, giorno successivo alla scomparsa di Don Andrea Gallo, il Municipio Centro Est e il Comune di Genova ricevevano un appello-proposta: “Intitolate una piazza o una via nel centro storico al prete di strada”. Fin da subito, le istituzioni genovesi rispondevano positivamente alla richiesta con un messaggio ai promotori Roberto Malini, Dario Picciau, Steed Gamero, Fabio Patronelli, Daniela Malini, Elisa Amadori Brigida, Isoke Aikpitanyi e Claudio Magnabosco. «È uno strappo alla regola di portata storica», precisava un responsabile alla toponomastica, «perché dal 1800 a oggi ben poche personalità genovesi hanno avuto l'onore di dare il loro nome a Caruggi o piazzette del centro, intitolati esclusivamente a persone e momenti dell'antichità della 'Superba'. Ma lo faremo».
La promessa diventava realtà in poche settimane ed è nata così piazza Don Andrea Gallo, nell'area storica dell'ex ghetto, fra via Lomellini e la Nunziata. Ieri, 25 giugno, ci siamo recati in piazza Andrea Gallo, dove abbiamo incontrato Antonella, trans che conobbe don Gallo, ricevendo da lui supporto umano e amicizia. Queste foto sono una testimonianza di come l'impegno civile a volta possa muovere le istituzioni al cambiamento, ad essere più vicine al popolo e in particolare alle persone più vulnerabili. Questa era la missione di Don Gallo ed è l'eredità che il “prete di strada” ha consegnato non solo agli uomini di Dio, ma a tutti i difensori dei diritti umani.
Alfred Breitman
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