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Mirman Baheer: Landai, assaggi di poesia afghana
(foto Fausta Rabolini)
(foto Fausta Rabolini) 
27 Maggio 2015
 

Io sto gridando ma tu non rispondi. / Un giorno mi cercherai ed io me ne sarò andata da questo mondo.

Zarmina Rahila

 

O giorno del giudizio, dirò a voce alta / Vengo dal mondo con il cuore pieno di speranza.

Zarmina Rahila

 

Sono un tulipano nel deserto. Muoio prima di sbocciare, e le onde della brezza del deserto soffiano via i miei petali.

Amail, Meena Muska (“Sorriso d’Amore”, in Pashto)

 

O separazione! Spero che tu muoia giovane. / Perché sei tu quella che dà fuoco alle case degli amanti.

Amail, Meena Muska (“Sorriso d’Amore”, in Pashto)

 

Non mi permetti di andare a scuola. / Allora non diventerò una medica. / Ricorda questo: / un giorno anche tu ti ammalerai.

Mirman Baheer, Lima

 

 

A Kabul esiste un’associazione letteraria, Mirman Baheer, creata e gestita da donne. Nella sua sede le poetesse e le redattrici lavorano alla luce del sole, mentre per le donne che abitano nei paesi delle restanti province il solo modo per condividere la propria arte è quello di dettarne i versi al telefono. I LANDAI (che significa piccolo serpente velenoso) sono poesie di due versi che raccontano la condizione della donna nel Paese, nella sua schiavitù e nel suo sogno di libertà. Per molte anche solo questo gesto può compromettere la loro stessa vita... (Barbarah Guglielmana)

 

 

»» Le poesie velenose delle donne afghane


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