Diario di bordo
...e re Ferdinando sghignazza nella tomba
07 Novembre 2006
 
Quota periscopio,
il golfo di Neapolis…
 
Il Belpaese è sconvolto, si è accorto, di nuovo, la memoria è un po’ labile, che la sua metà meridionale è gestita da entità altre (vedi rivista di geopolitica Limes, 02/2005). Da tempo, ormai, senza troppo faticare, era riuscito a dimenticare questo problemino che da epoche immemorabili l’affligge.
C’è voluto un mugik siberiano per ricordarglielo in un primo momento: tale Putin, piccolo Zar, urtato dalle richieste, sommesse, della cosiddetta unione europea, di maggiore rispetto per i diritti umani e dalle critiche per la sua gestione criminale del potere politico, da buon miles gloriosus, si è inalberato e con fare virile – eh sì, è uno che apprezza rapporti sessuali duri – ha ricordato che mafia è una parola italiana.
Apriti cielo!
Scandalo!
Il neonazionalismo del Belpaese (destrocentrosinistrorso) è insorto con stizza contro questa inammissibile ingiuria!
Ma come si permette questo figlio del KGB di sparare sentenze siffatte?!
Il Belpaese, potenza mondiale, presente con le sue gloriose truppe ovunque vi sia uno spaccio di democrazia, non può accettare questa provocazione!
Ma, pochi giorni dopo…
…comincia la mattanza!
Tra le stradine caratteristiche della Napoli dei Quartieri Spagnoli, dove fu portato in trionfo Masaniello, nelle piazze e nelle strade dove parlarono Vincenzo Cuoco ed Eleonora Pimentel durante la Rivoluzione Partenopea,* che attraversò anche il povero ammiraglio Francesco Caracciolo, fatto ignominiosamente impiccare da re Ferdinando, e dove furono cacciati e straziati i “rivoluzionari” dalle belve feroci del popolino inviato dal cardinale Ruffo per estirpare quei maledetti illuministi… si spara e si uccide in piena spettacolarizzazione della banalità del male, come nei più seguiti filmetti americani.
“Soldati” camorristi che eliminano nemici dei boss, ragazzini che pugnalano coetanei per motivi d’onore… insomma, che sofferenza per il Belpaese che era riuscito a non parlare più di ‘sta noia e si stava avvoltolando grufolando nelle discussioni catatoniche sulla finanziaria.
Subito s’alza un grido maschio!
L’esercito a Napoli!
In un primo momento sembra che tutti, almeno quelli che parlano, sanno esprimere gli attributi. Ma presto, cominciano i distinguo, “Certo l’esercito… ma non è la cosa più importante”, “ La polizia ci vuole altro che esercito!”, “Macché polizia ed esercito! Ci vuole lo sviluppo industriale per fare concorrenza alla camorra e toglierle così i guagliuni!”, “Bisogna migliorare le scuole, altro che, nelle medie a Napoli sembra di entrare nei riformatori!” e via gridando…
Il marasma e la confusione sono grandi… parte la Lega: “Napoli è una fogna che va derattizzata! Bisogna spazzare via la camorra, far rispettare la legalità! Cosa hanno fatto i politici del centrosinistra che gestiscono quel territorio?! Ecco il risultato dell’indulto!”
OOOOH!
Che scandalo!
La Lega ha insultato il popolo napoletano!
Questo è un linguaggio barbaro, brutale ed incivile!
Dice il centrosinistra.
Tutti si arrovellano uno contro l’altro e intanto a Napoli lo spettacolo continua e puoi diventare protagonista anche tu basta che esci dal bar senza controllare e ti becchi un proiettile inta’capa.
Intanto i buoni abitanti delle latitudini settentrionali del Belpaese assistono a tutto ciò spaparanzati sui divani davanti al telegiornale della sera, a volte si domandano, però, dove si trovi questa Napoli e questo sud, perché le immagini non corrispondono esattamente a ciò che vedono a casa loro: a casa loro vedono spesso polizia e carabinieri, in quei posti fanno fatica a vederne uno, a casa loro vedono vigili urbani che multano con fermo cipiglio ragazzini che non indossano il casco o che salgono in due sul ciclomotore, là nun c’è manco nu gagliune cu u’ casc e tutti i ciclomotori sono cavalcati da almeno due ragazzi, a casa loro s’arrabbiano perché non ci sono abbastanza poliziotti di quartiere, ne vogliono tanti perché vogliono essere sicuri, là tirano i frigoriferi in testa ai poliziotti se cercano di arrestare u’ guaglione! A casa loro gli stranieri lavorano, un po’ sfruttati è vero, ma guadagnare è un istinto primario per i produttivi abitanti del nord, là gli stranieri concimano i campi se alzano la testa, a casa loro praticamente tutti vanno a scuola, là pare che molti non frequentino neppure le elementari, e nessuno fa niente perché ciò non avvenga…
Queste sono terre dove i santi sono di casa, santi che fanno miracoli a iosa (sangue che liquefa, madonne che piangono sangue, ecc.), santi che danno il loro nome a pizzerie, ristoranti, autolavaggi, addirittura officine, santi appesi su ogni camion e in forma di statue in tutti gli spazi possibili immaginabili, santi che però, chissà perché, non fanno niente contro il potere mafioso, saranno camorristi anche loro?
Insomma sono terre molto religiose, pare, ma allora perché Cristo continua a fermarsi a Eboli?
Perché, qui, Cristo, o i suoi presunti rappresentanti, non impugna la cinghia e scaccia i disonesti, come fece nel tempio?
Chissà cosa penserà ora il cardinale Ruini che pare avesse individuato a queste latitudini il Belpaese più maturo, dopo il referendum sulla fecondazione assistita.
Il Belpaese sembra affondare mestamente nelle sabbie mobili, più si agita più affonda, ma nulla di concreto e di veramente nuovo sa produrre per salvarsi… e re Ferdinando sghignazza nella tomba.
 
Immersione rapida,
anche tutto questo
nutre l’uovo…
e lui cresce, cresce…
 
Nemo
 
 
* Primo tentativo d’instaurare una forma democratica di governo nel Belpaese, soffocato nel sangue dall’alleanza tra la monarchia più dispotica del tempo, le frange più retrive del clero e la potenza marittima britannica.

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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276