Ripasso qui una delle mie proposte di teoria politica, quella relativa ai fondamenti scolastici, che chiamo “alfabetizzazione totale”. Parto dall'affermazione ovvia, che l'intera popolazione deve diventare stabilmente alfabetizzata, il che comporta un certo numero di anni di scuola di base o elementare, che renda di fatto impossibile l'analfabetismo di ritorno. Nell'occasione sarebbe giusto inserire tra le regole grammaticali di base quella dell'uso del linguaggio inclusivo e il suggerimento di inventare nuove parole al femminile se non esistono finora. Bisogna sempre ricordare che le lingue morte non possono aggiungere nuove parole al proprio thesaurus, quelle viventi sì. Forse è già ora di indicare alcune abbreviazioni che sono in uso nei messaggi dei telefoni cellulari, altrimenti l'apprendimento dell'ortografia è incompleto.
Ma la cosa che più mi preme è di ricordare che l'alfabeto che usiamo non è più sufficiente, non basta cioè imparare stabilmente a leggere scrivere e far di conto: sono forme dell'espressione anche la danza o la fotografia la musica il canto il disegno la modellazione di creta: tutti gli alfabeti relativi vanno imparati. Importantissimo imparare l'alfabeto dei numeri ecc.
Non intendo affatto dire che tutti/e debbono diventare matematici/he, poete/i, ma che tutti/e debbono poter leggere scrittura poesia pittura musica danza ecc. Se qualcuno/a ha talento in uno degli alfabeti diventerà pittore o ballerina, l'importante è che tutti/e sappiano leggere qualsiasi alfabeto espressivo.
Si capirà che le scuole di base non possono essere ridotte, ma hanno bisogno di anni non inferiori a quelli che la tradizione della scuola ha in Europa, 5 o 6 anni di scuola di base.
Non intendo fermarmi ed elencare le “materie”, voglio invece solo suggerire di intervenire sui programmi scolastici oltre il livello elementare o di base per rafforzare l'impostazione di apprendimento e di conoscenza, riequilibrando il tempo destinato alla conoscenza letterario-artistica con quella scientifica.
Sono assolutamente contraria a rafforzare le scuole professionali o puramente tecniche: si può infatti arrivare alla conoscenza per molte strade, nella conoscenza vale l'eterogenesi dei metodi. Si può dunque avere un cammino di conoscenza anche attraverso il lavoro manuale, ma non è conoscenza l'apprendimento di gesti non fondato sulla conoscenza e valutazione della loro utilità.
Lidia Menapace