Lo scaffale di Tellus
Giuseppina Rando. “Č giā mattina” di Alberto Samonā
09 Gennaio 2015
 

C'è una storia nella vita di tutti gli uomini.

William Shakespeare

 

Alberto Samonà

È già mattina

Storia di Alessandrina

la bambina che visse due volte”

Bonanno Editore, 2013, pp. 136, € 12,00

 

È già mattina di Alberto Samonà trasporta in una Sicilia ormai scomparsa, ma che tuttavia aleggia ancora, misteriosa e segreta, in quell’atmosfera arcana che in alcuni momenti del giorno si ricrea alle tenui luci dell’alba, al rosso infuocato dei tramonti, con lo zefiro dolce tra rami ondeggianti di ville e giardini. È la natura tutta che, pure nel bianco fulgore delle nevi o nell’azzurro cobalto del mare, nelle paurose mareggiate o nel torrido vento di scirocco, torna a svelare parte di “quell’invisibile” che ne costituisce l’intimità del suo essere.

Terra di fascino e di mistero, dunque la Sicilia, che nella storia di Alessandrina, la bambina che visse due volte, svela una realtà ancora sconosciuta.

Alberto Samonà, giornalista e scrittore, narra eventi realmente accaduti nella Palermo dei primi anni del Novecento, tratteggiati attraverso particolari inediti e presentati con la puntualità del saggio e con stile narrativo vicino al romanzo.

Le vicende riguardano alcune famiglie di antico lignaggio, “gli ultimi gattopardi” (come qualcuno li ha definiti) sullo sfondo dello sfacelo iniziato con l’unità d’Italia e la definitiva cacciata dei Borboni, lo splendore della Palermo “felicissima della belle epoque fino ad arrivare al completo disfacimento dell’aristocrazia alla fine del Novecento, quando la nobiltà del luogo dovette arrendersi e rinunciare ai propri luoghi e privilegi.

Ma dietro la realtà c’è anche il non detto, c’è la storia principale del libro, un presunto caso di reincarnazione avvenuta nella antica famiglia dei Monroy di origini spagnole, ricchissimi proprietari di feudi e ville, l’ultima da loro abitata Villa Ranchibile (oggi proprietà dell’Istituto salesiano Don Bosco di Palermo) ma allora anche abituale sede di sedute spiritiche organizzate dal padre di Alessandrina, Carmelo Samonà, medico e cultore di studi di parapsicologia e fenomeni paranormali.

Felicemente sposati Adele Monroy e il dott. Carmelo Samonà sono genitori di quattro figli maschi e ovviamente desiderano una femmina che, finalmente, arriva dopo una spasmodica attesa. La chiamano Alessandrina.

La piccola, vivace e intelligentissima, muore però a sei anni di meningite fulminante, lasciando nell’angoscia più straziante la famiglia tutta.

Tre giorni dopo, la bimba appare in sogno alla madre, preannunciandole un suo ritorno nel mondo con queste parole: “Non piangere, io ritornerò, piccola così”, accompagnando le parole col gesto che si fa per indicare un bimbo molto piccolo, come potrebbe essere un neonato.

Adele, turbata, racconta il sogno al marito e ai parenti. Contemporaneamente nella casa si verificano strani fenomeni (rumori inspiegabili, un ripetuto bussare alla porta senza che vi sia nessuno) e altre anormalità che convincono i coniugi a tentare contatti con l'Aldilà da dove Giovanna, sorella di Carmelo, morta a quindici anni, conferma la gravidanza di Adele che pure illustri ginecologi avevano diagnosticato impossibile in seguito ad un intervento chirurgico.

La notizia si sparge e, ovviamente, suscita interesse degli studiosi, dei giornali, delle riviste scientifiche del tempo.

Alberto Samonà, giornalista e scrittore, in questo libro ne ricostruisce la storia riportando date e nomi. Il 22 novembre 1910 nascono due gemelle. Le bimbe non si somigliano tra loro, ma una delle due è molto simile ad Alessandrina, e per questa ragione, considerata dai genitori la reincarnazione della piccola, viene chiamata con lo stesso nome, mentre l'altra si chiamerà Maria Pace.

«Questa vicenda la conosco fin da quando ero bambino», dichiara in un’intervista l’autore. «L’ho sentita più volte raccontare a casa mia. È una vicenda familiare, che attiene ai miei avi. Lei è la sorella di mio nonno Alberto, che si chiama proprio come me. Oggi non so più che dire. Forse ho scritto questo libro per alimentare questa domanda: cosa c'è dietro?»

E se altrove l’autore esplicitamente dichiara di non credere nella reincarnazione (almeno come la raccontano certi libri) sulla storia che racconta così si esprime: «Questa è una storia del presente, che parla di una universalità, di una geometria, di un respiro cosmico che non appartiene al passato, ma che trascende la storia stessa che noi ci rappresentiamo… Un testo che nasce dalla visione che la realtà materiale deve in qualche modo incontrare la realtà soprasensibile, se vuole avere un significato. Se, invece vuole restare spoglia, vuota e priva di energia, può restare tranquillamente nella pura orizzontalità».

A conferma di tale concetto stanno le riflessioni che l’autore via via esprime sugli atteggiamenti della protagonista soprattutto quando ella, come emanando una luce disorientante, racconta episodi già vissuti nella vita precedente… dettagli di un tempo ormai lontano… un passato che d’un tratto non è più passato. È presente che si sostanzia nel ricordo di una vita che solo in apparenza è morta , ma che in realtà continua. Sotto forme differenti.

È l’annullamento dello spazio e del tempo conosciuti e della loro ridefinizione in uno spazio e in tempo occulti, nei quali la vita umana con il suo svolgersi ordinario è solo uno strumento laddove il tempo, che oltrepassa il divenire, è l’eterno e lo spazio, che ingloba in sé tutti i luoghi contingenti, È l’assoluto. E forse Alessandrina proviene di là. Da questo mistero bellissimo e spaventoso… Una luce nel buio.

Crescendo, Alessandrina diventa una donna silenziosa e appartata. Anela ad una spiritualità pura. Trascorre giorni e giorni in silenzio.

Sollecitata a parlare, risponde: Se parlassi mi prenderebbero per pazza o forse per visionaria… Oppure penserebbero che porti sfortuna o che sia una specie di fattucchiera… Io so che ho visto. Ho visto quello che nessuno vede… Ho visto la realtà sopra le realtà, lo spazio sopra lo spazio e il tempo che oltrepassa il tempo. Ho visto di là… Come lenta è la comprensione di noi esseri umani sulla natura delle cose…

Tematica impegnativa, dunque, affrontata dall’autore con competenza, scioltezza ed eleganza linguistica. Sono pochi i dialoghi con le anime dei trapassati, ma toccanti in particolare, quello con Laura, l’amica del cuore, che muore di parto dopo un anno di matrimonio. La stessa notte della morte Laura appare in visione ad Alessandrina e le sussurra parole consolatorie:

Adesso tutto è spirito. I sensi ordinari hanno cessato le loro funzioni…

Da oggi sarò con te, mia cara Alessandra, e attraverso me varcherai le porte del tempo e dello spazio. Sarò il tuo spirito-guida, che altri non è se non il germoglio della mente divina…Grazie alla luce di Dio potrò essere la lanterna che si posa su ciò che adesso è coperto dal buio, dando a te la chiara visione di ciò che sarà illuminato da questo faro…

Un libro carico di suggestioni ed emozioni vicendevolmente scambiate tra l’autore e i protagonisti, pagine ove si tocca con mano tanto l’attaccamento dello scrittore alla famiglia d’origine quanto quello per la sua Palermo: …La morte trasforma adesso decenni di esperienze in ricordi da consegnare alla memoria di chi resta e alla storia di Palermo, alla storia di una città che, lentamente ma inesorabilmente, con il tempo ne cancella i particolari, rendendo i tratti di questo e di altri suoi figli sempre meno nitidi, confusi, come avvolti dalla nebbia della dimenticanza, depositati per sempre in cassetti sigillati ermeticamente dai quali diventa impossibile trarre informazioni

Forse ci sarà tanto altro da scoprire – lascia intendere Alberto Samonà – in questa terra siciliana dai mille volti cangianti, affascinanti, misteriosi e… qualche volta – come in questo caso – perturbanti!

 

Giuseppina Rando

 

 

Alberto Samonà (1972), giornalista e scrittore, vive e lavora a Palermo. Collabora con il quotidiano Libero. Dirige il quotidiano Resapubblica.it. Ha scritto per il Secolo d’Italia, L’Ora, La Sicilia, Oggi Sicilia. Ha pubblicato libri ispirati al ‘pensiero tradizionale’ e alla conoscenza di sé: Le colonne dell’eterno presente (2001), La Tradizione del sé (2003), Il padrone di casa (2008), Giordano Bruno nella cultura mediterranea e siciliana dal ’600 al nostro tempo (2009). Suoi saggi critici sono inseriti in diversi volumi. Per il teatro ha scritto e diretto gli spettacoli Una fiamma a Campo de’ Fiori e L’oro del cavaliere. Ha inoltre scritto i testi teatrali: Le notti di Casimiro, ispirato alla figura del pittore Casimiro Piccolo, e Arcani maggiori. Dal suo racconto La bambina all’Alloro, il cantastorie irakeno Yousif Latif Jaralla ha tratto lo spettacolo Le orme delle nuvole. Fa parte della giuria di “Subway letteratura”. È consigliere della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.


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