Uscire dal proprio spazio ed entrare in una città grande amplia gli orizzonti fisici e mentali. Questa è Milano con la scoperta della mostra fotografica di Valeria Abis “Il tuo tabù è la mia famiglia”, allestita alla Casa dei Diritti, organizzata dallo sportello Trans ALA Milano Onlus e patrocinata dalla Direzione Politiche Sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano sulla vita dei transessuali, erroneamente spesso associata solo al mondo della prostituzione.
La stessa mostra sarà itinerante in altre zone del territorio, volta alla comunicazione e al dibattito sul tema, con i pregiudizi e le difficoltà incontrate nella vita da parte delle persone transessuali e transgender, e anche delle loro stesse famiglie che in questi fotogrammi si raccontano.
Le foto esposte di vite vere trasformate, o meglio sarebbe dire plasmate fuori come dentro sentite, sono accompagnate da narrazioni interessanti sul loro vissuto che si presentano nel volto, nel corpo e soprattutto nei connotati della loro anima... da una diretta testimonianza. «Partecipo al progetto perché sono convinta che per comunicare e sensibilizzare bisogna metterci la faccia; il fatto di posare con mia madre può essere di aiuto a quei genitori che si relazionano con la transizione di un/a figlio/a senza avere strumenti per il dialogo».
Le storie sono quelle di Sabrina, Federico, Cristina, Daniela, Melissa, Loris, Amenta e dei loro genitori, dei loro amici e dei loro colleghi di lavoro... e quando le storie escono dalla massa, quando ci vengono raccontate da un nome con un volto in cui possiamo specchiarci nell’umano, conosciamo con la nuova persona il suo mondo, che diventa anche un po’ del nostro... questo è l’effetto strano e bello che mi ha dato questa ‘esposizione’, che servirebbe a tutti noi, e che ci aiuterebbe ad aprire lo sguardo sulla molteplicità, e unicità, di ogni essere umano.
«All’inizio del mio percorso di transizione, per tutti (me compreso) c’è stata preoccupazione; è ovvio perché la transizione è un salto nel buio, e la trasformazione di un corpo femminile che cambia in maschile sembra un fenomeno da baraccone. Tutto per una questione di opinione della società: l’essere accettati e non discriminati per una situazione che di per sé non nuoce a nessuno se non a se stessi. Ma poi nel vivere la quotidianità ci si rende conto che anche noi, che anche tu sei la società. E allora questa è la nostra storia e questa è la nostra realtà».
www.sportellotransalamilano.it
Barbarah Guglielmana