Yoani Sáchez denuncia il suo “arresto” insieme al marito, Reinaldo Escobar, proprio l’ultimo giorno dell’anno. Lo fa dalle colonne del giornale che dirige: 14 y medio, periodico fantasma letto (poco) soltanto all’estero e che in patria nessuno conosce. Insieme a lei “arrestano” anche Tania Bruguero, visual artist che vive a New York, sbarcata a Cuba per mettere in scena una chiara provocazione. Tra i fermati anche Eliécer Ávila, esponente di Somos Mas (ma chi sono?).
Nessuno vuol negare la libertà di esprimersi come diritto civile. Mettiamo soltanto in dubbio l’opportunità del luogo e del giorno per inscenare simile iniziativa. Tutti sanno che il primo dell’anno è il giorno in cui si festeggia la vittoria della Rivoluzione Cubana, l’ingresso di Fidel e dei barbudos all’Avana, ricorrenza solenne celebrata con parate e sfilate. Tania Bruguero doveva organizzare una Tribuna Aperta proprio in Piazza della Rivoluzione? E doveva farlo a fine anno?
Yoani si è tuffata come un pesce sull’evento, forse studiato insieme alla vecchia sodale con lo scopo di fare notizia, ché da troppo tempo non si parlava di lei. L’avvicinamento Usa - Cuba ha messo la blogger in disparte, lei ne è consapevole, reclama un posto al sole, visto che ha fatto tanto. E poi c’è la destra di Miami da stuzzicare, ci sono i Repubblicani statunitensi, insomma, la tavola è così affollata che Yoani spera di poter diventare l’ago della bilancia. Serviva un arresto. Certo, mica un arresto pericoloso, una cosa tranquilla, indolore, domiciliare, senza finire davvero in galera. Consiglio a Yoani, Reinaldo e Tania di organizzare simili attività in Corea del Nord, in una data simbolica per il regime, per vedere che cosa potrebbe accadere. A Cuba tutto si è risolto in un giorno. Non ci sono stati veri e propri momenti di repressione. Per approfondire e farsi un’idea precisa, consigliamo la lettura de La Stampa.
Gordiano Lupi