Popolazioni africane (i Nubas in Kordofan) nello splendore del bianco e nero: le pelli luccicanti, il sole che abbacina, la fierezza di giovani bellissime, antiche danze, combattimenti rituali – non per questo meno cruenti –, pose stilizzate, abitazioni con ingressi a forma di serratura o piccoli pertugi per entrare nell'antro delle dimore, nel loro ventre, nell'intimo familiare, affascinante arcaico. Cultura “primordiale”. Natura, genuinità, così lontani dall'orrore bellico che aveva travagliato la Vecchia Europa.
Un astrologo nella sua bottega che se la fuma in attesa di gente che voglia conoscere il proprio destino e parole ammonitrici o consolatorie, lo sguardo fisso all'obiettivo. La misteriosa India e uno dei suoi più grandi figli, il Mahatma Gandhi, scavato e forte, mentre detta le sue sagge, amorevoli e ferme parole dopo un lungo digiuno. Kashmir: il senso religioso dell'esistere fra le montagne sotto le nuvole accese dall'alba, donne di spalle avvolte in ampie vesti e velate pregano verso la Mecca.
Un ex soldato repubblicano in esilio dopo la vittoria franchista nella Guerra di Spagna: un violino e un archetto nelle sue mani, negli occhi sofferenza e tristezza, le labbra piegate in un sorriso amaro.
La nascita di Israele. Una madre e un bambino su una strada di polvere, sotto un cielo terso. Sulle spalle della donna una valigia e il peso dei ricordi.
Normandia, Omaha Beach, 6 giugno 1944: lo scatto, mosso, che ritrae un soldato della prima ondata che sta sbarcando alla riconquista, contro i nazisti, dell'Europa. Una drammaticità angosciante trapela alla vista e dalla visione.
Un bambino greco, un orfanello, che riceve nella sua scodella il latte, lo sguardo intento al bianco getto che si riversa dal mestolo, come se esso fosse sorgente di vita.
Una bella e sorridente ragazza di Matera accanto al suo asino (anche questi pare divertito).
Seminaristi neri che giocano a pallavolo a Città del Vaticano.
George Rodger, Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour (affiancati da Maria Eisner e Rita e William Vandivert), ossia la Magnum Photos, che si fece subito operativa nelle sue due sedi: rispettivamente, il vecchio ufficio di W. Vandivert sull'Ottava Strada e l'ufficio di Parigi nell'appartamento di Maria Eisner, al 125 di Rue de Faubourg St. Honoré. I primi quattro, leggendari fotografi di questa leggendaria agenzia, sono ora in mostra a Cremona, nelle sale del Museo del Violino, sino all'8 febbraio 2015. «I quattro fotografi si spartiscono le aree geografiche di competenza, per svolgere l'attività fotogiornalistica e per garantire così una piena copertura ad ogni avvenimento nel mondo. Chim vuole esplorare l'Europa, Cartier-Bresson, accompagnato dalla moglie indonesiana Ratna Mohini, desidera occuparsi dell'Estremo Oriente, George Rodger identifica l'Africa come luogo d'elezione e Robert Capa preferisce assecondare la sua attitudine itinerante».
L'esposizione, a cura di Mario Muniz, è un trionfo di immagini, che sono documento e storia, ma anche campo estetico. Non c'era angolo del pianeta che i quattro non visitassero nel farsi degli eventi, anche tragici, e dei mutamenti, epocali. La Guerra di Spagna e la Seconda Guerra Mondiale (antecedenti alla nascita di Magnum, ma nel suo solco ideale); la nascita di Israele; lo sconvolgente problema dei profughi e degli orfani (una foto ritrae un bambino cieco e senza braccia che aveva comunque imparato a leggere grazie al Braille); l'India che si libera dell'Impero Britannico, ma vivrà presto la terribile questione della separazione della sua nazione e delle genti che atavicamente vi vivevano, oltre che l'assassinio di Gandhi; Martin Luther King; i reportages antropologici e tanto altro ancora. Inviati di guerra, ma non solo. Testimoni accurati e fedeli, fra il pericolo dei conflitti e dei rivolgimenti sociali e l'amore per la verità e la vita. Una grande mostra con decine e decine di scatti. E, come detto, un fiume di bellezza che scorre agli occhi dei visitatori.
«Il 22 maggio del 1947, dopo alcune riunioni presso il ristorante del Museum of Modern Art di New York, viene iscritta al registro delle attività americane la Magnum Photos Inc, nome che prendeva spunto dalla celebre bottiglia di champagne. A firmare erano Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David Seymour (noto anche come Chim) e William Vandivert. Nasceva così una realtà che era concretizzazione di una lunga riflessione avviata da Robert Capa durante la guerra civile spagnola e che, negli anni, era stata estesa anche ai fotografi che frequentava. Un progetto che si fondava sulla tutela del lavoro del fotografo e sul rispetto degli associati diritti fotografici. Attraverso la formula della cooperativa, i fotografi diventavano proprietari del loro lavoro, prendevano decisioni collettivamente, proponevano autonomamente alle testate i propri lavori per non rimanere assoggettati alle esigenze editoriali delle riviste, e rimanevano proprietari dei negativi, garantendo così un pieno controllo sulla diffusione delle immagini. Un controllo che si estendeva anche ad un minuzioso controllo dei testi delle didascalie associate alle foto e al perentorio divieto di manipolare le immagini. Con questi presupposti, e con la qualità del lavoro dei suoi soci, Magnum diventa ben presto un riferimento nel mondo del fotogiornalismo […] Fin dai suoi esordi viene prevista, per ogni fotografo, una suddivisione geografica dove operare: Henri Cartier-Bresson in Oriente, David Seymour l’Europa, William Vandivert l’America, George Rodger il Medio Oriente e l’Africa e Robert Capa piena libertà d’azione nel mondo». Un'avventura intellettuale fra le più riuscite.
La presente mostra offre peraltro l'occasione per innescare una riflessione sul ruolo del fotogiornalismo e sull'evoluzione dello stesso, a partire proprio dall'eccezionale esperienza di Magnum.
Non guasterà, infine, effettuare una visita più completa al Museo del Violino o spingersi un poco più in là nel tracciato storico e monumentale della meravigliosa Cremona.
Alberto Figliolia
La nascita di MAGNUM. Robert Capa Henri Cartier-Bresson George Rodger David Seymour. Cremona, Museo del Violino, Piazza Marconi 5. Apertura: dal martedì al giovedì, dalle 10 alle 18; dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 19; lunedì chiuso. Chiuso il 25 dicembre e l'1 gennaio.
Catalogo Silvana Editoriale.
www.mostramagnumcremona.it