Aggredito durante la “Sagra del Pane” del 10 agosto per le sue riflessioni sulla vita politica e culturale del paese
La solidarietà dell’associazionismo e dei movimenti antindrangheta
Hanno provato a costringerlo a ballare la tarantella, in segno di sottomissione. Lo hanno offeso e tentato di intimidirlo, invitandolo ad abbandonare la festa. La sola presenza di Giuseppe Trimarchi in Piazza 25 Aprile a Canolo (Rc) ha scatenato la reazione di chi non tollera l’espressione della libertà, le prese di posizione antindrangheta, l’impegno per la cultura, la solidarietà, la civiltà, la democrazia.
Quanto accaduto la sera del 10 agosto durante la “Festa del pane” è l’ennesimo atto di una strategia intimidatoria contro chi lotta per un’alternativa concreta. C’eravamo anche noi mentre Giuseppe veniva accusato per le sue scelte, mentre gli veniva contestato minacciosamente di avere scritto parole sbagliate. Non lo abbiamo lasciato solo nella Piazza di Canolo, a manifestare il diritto di partecipare alla vita del paese. Siamo stati al suo fianco e continueremo a farlo.
Perché siamo tutti noi ad essere stati minacciati per aver rifiutato un certo modello culturale, per aver deciso di parlare, di raccontare, di denunciare. Siamo convinti che le feste di paese siano di tutti e non di chi le ha finanziate. Crediamo che la vita politica e culturale di un luogo appartenga a chi lo vive e non a chi lo gestisce. Siamo convinti che ballare la tarantella sia un momento di gioia collettiva, di tradizione, ma soprattutto di libertà.
Giuseppe è da sempre tra noi e con noi, le sue scelte sono le nostre, e quel territorio è terra che appartiene ad ognuno di noi. È questa la nostra cultura: vogliamo una Calabria libera e consapevole e non smetteremo di lottare neanche di fronte alle minacce.
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