Bianco di latte il cielo, rami neri d'infinite piante su questo fondo di latte.
Lei camminava sul ponticello di tronchi, sembrava danzasse sull'asse d'equilibrio, lui la guardava estasiato, un piacere che non conosceva si era impadronito di lui. Attimi che ti seguono per tutta la vita, basta un cielo chiaro di neve per rivivere il quadro appartenente al passato remoto, lei non fa più parte dei vivi, non danza più sul ponticello di tronchi ma sa danzare in modo fantastico nella mente di chi la ricorda.
La storia dell'uomo è una catasta d'azioni quasi tutte inutili, poche sono quelle che, loro malgrado, sostengono questa piramide d'inutilità, sono azioni prive di peso con la potenza creativa sconosciuta alla potenza dei colti.
Non esisterebbe storia senza la loro presenza, chi disegna il futuro oggi non ha mai osservato la figurina leggera che passa sull'acqua verde e gelata danzando sul legno che unisce le rive.
Quel ponticello oggi è una struttura col peso opprimente del nostro moderno, chi vorrebbe attraversarlo danzando sa che sarebbe azione inutile: la danza leggera non sa incidere il peso che non serve a nessuno.
L'architetto che nell'adolescenza non ha saputo osservare la poesia racchiusa nel poco del mondo è figura tragica: progetta ponti pesanti per impedire a chi sa ancora guardare di capire il fascino di chi sa danzare la leggerezza che sa di poesia. (Giuseppe Galimberti)
5. Storie di donne – fine