Manuale Tellus
Sandro Fancello. Dieci capitoli sul Sessantotto. 7 e 8 
La lotta armata e la strategia della tensione in Italia da Valle Giulia al 1970
16 Luglio 2014
 

CAP. 7 – L’inchiesta sulla morte di Giuseppe Pinelli.

 

Oggi però è stato definitivamente accertato che al momento dell’interrogatorio il Commissario Calabresi non si trovava nell’ufficio e che Giuseppe Pinelli non fu ucciso dai quattro sottufficiali della polizia e dall’ufficiale dei carabinieri che lo interrogarono. Scrivono Montanelli e Cervi in L’Italia degli anni di piombo che «nell’ottobre 1975 il giudice Gerardo d’Ambrosio, il cui intervento nell’istruttoria era stato chiesto a gran voce da chi temeva che la verità fosse inquinata, prosciolse tutti i poliziotti imputati – Calabresi era già morto da tre anni – “perché il fatto non sussiste”».1

È lo stesso Gerardo D’Ambrosio nel dicembre del 2006, non più come giudice ma come senatore dell’Ulivo, a rilasciare un’intervista per il Corriere della Sera al giornalista Dino Martirano. Mario Calabresi ripropone nel suo lavoro la registrazione integrale dell’intervista e ricorda nel suo lavoro come D’Ambrosio, insieme ai pm Luigi Fiasconaro ed Emilio Alessandrini intesero procedere su Piazza Fontana e la morte di Pinelli:

Allora studiammo le possibili modalità della caduta, la traiettoria e facemmo gli esperimenti giudiziari addirittura in piscina per stabilire cosa fosse successo. Furono fatte tutte le valutazioni possibili e immaginabili, finché la soluzione data dai tecnici evidenziò che il corpo si era appoggiato alla ringhiera ed era caduto. Pinelli era in questura da tre giorni, quasi digiuno, non aveva dormito, era stato fermato la sera del 12 dicembre e messo in uno stanzone con tutti gli altri fermati di destra e di sinistra – poi naturalmente i manifestanti di destra, essendo quello l’orientamento della polizia di allora, furono mandati via – ed era stato sottoposto a questo lungo interrogatorio. Probabilmente si sentì male, ebbe le vertigini e si accasciò sul davanzale, che era alto solo novanta centimetri. Addirittura facemmo un esperimento che indignò ancora di più il questore Guida (credo che per questo arrivò a odiarmi a morte): feci fare un manichino con lo stesso peso e le stesse proporzioni di Pinelli, per vedere dove sarebbe arrivato se fosse stato gettato dalla finestra. Si evinse che il corpo non poteva essere stato spinto da altri, ma che si era accasciato; insomma non c’era nessuna prova che Pinelli fosse stato ucciso. Nessuna prova. L’ipotesi più probabile è che, dopo l’interrogatorio, abbia aperto la finestra per prendere una boccata d’aria, che il digiuno, la stanchezza, la tensione abbiano provocato un giramento di testa, una vertigine, e che, quindi, sia caduto dalla ringhiera. Così pronunciai una sentenza di proscioglimento anche nei confronti del commissario Calabresi per non aver commesso il fatto, ma nel frattempo era stato ucciso. Poi misi sotto processo quelli della Polizia per arresto illegale di Pinelli, perché non era stato comunicato alla magistratura, ma se la cavarono in seguito a un’amnistia.2

 

 

CAP. 8 – La lotta armata nel 1970.

Anche se i primi mesi del 1970 furono ancora caratterizzati dagli scontri tra la Polizia e il movimento studentesco (scontri di Milano del 22 gennaio e del 18 aprile) divenne particolarmente più intensa la diffusione di volantini che inneggiavano alla lotta armata nelle fabbriche e conseguentemente si registrarono i primi attacchi nei confronti dei dirigenti aziendali. Il 7 febbraio Rumor si dimise per la seconda volta. Ha scritto Mammarella su L’Italia Contemporanea:

Dal 9 febbraio al 27 marzo ben tre tentativi fatti dalle figure più prestigiose del partito di maggioranza – lo stesso Rumor, Moro e Fanfani – dovevano fallire. La maggiore difficoltà era rappresentata dalla condizione posta dai socialdemocratici dell'“autonomia della maggioranza”, cioè dell’esclusione di ogni apertura in sede politica e di ogni apporto in quella parlamentare da parte del PCI, e dal problema dell’estensione della formula del centro-sinistra alle amministrazioni locali dove, specie nelle regioni “rosse” dell’Italia centrale, il PSI trovava conveniente formare maggioranze col PCI.3

Attraverso il cosiddetto “preambolo Forlani” comunque Mariano Rumor riuscì a varare il suo terzo ministero il 28 marzo 1970. Nella primavera stessa però, nel quartiere Lorenteggio a Milano, si tenne il primo 'comizio volante' delle Brigate Rosse. Dopo le giornate di Chiavari del dicembre 1969 ormai fu sempre più evidente per il gruppo del Cpm milanese che la lotta armata sarebbe dovuta essere lo strumento principale della lotta di classe. Fu il “caso Feltrinelli” però che destò maggiore preoccupazione in quel periodo. Feltrinelli, ricercato dalla Polizia, lasciò l’Italia. A un invito del settimanale L’Espresso a chiarire la sua posizione al Questore di Milano, egli...

...risponde in una lettera al Direttore in cui afferma che Piazza Fontana segna «la fine delle illusioni o delle speranze che vanno sotto il nome di via italiana al socialismo».4 E intanto i suoi Gap, organizzati da Giuseppe Saba, incendiano a Genova la sede del PSU (Partito Socialista Unificato, erede di Saragat) il 24 aprile (anniversario dell’insurrezione della città contro i tedeschi), e la sede del consolato degli Stati Uniti (3 maggio).5

Il 20 maggio 1970 il Parlamento approvò lo Statuto dei lavoratori, che mirava a tutelare maggiormente il lavoratore e a equiparare la legislazione sul lavoro a quella dei Paesi più industrializzati. Nel luglio a Milano, venne pubblicato il primo numero della rivista e gruppo di Sinistra Proletaria, foglio di lotta a cura del Cpm. Ha ricordato Mammarella:

Il 6 luglio, improvvisamente, l’on. Rumor si dimetteva. Il motivo ufficiale di quelle dimissioni era lo sciopero generale proclamato dalle organizzazioni sindacali per il 7 luglio. In realtà i motivi erano più complessi. La pressione dei sindacati era continuata anche in primavera dopo la firma dei maggiori contratti collettivi, attraverso le lotte per gli accordi integrativi aziendali con riflessi negativi sui programmi economici delle industrie, sconvolte da mesi di agitazioni.6

Il 6 agosto fu varato il governo Colombo, destinato a rimanere in carica per un lungo periodo. Non è da tralasciare inoltre il cambiamento del quadro politico nazionale grazie anche alle elezioni regionali di giugno. Sia il PSI che il PSDI (gli sconfitti del '68) riportarono infatti risultati positivi. Anche il MSI conseguì un miglioramento rispetto alle precedenti elezioni. Tuttavia lo spostamento degli equilibri fu evidente soprattutto nella DC. Il PSDI non volle sostanzialmente come Presidente del Consiglio Andreotti poiché, sebbene lo considerasse uno dei leader principali della corrente di destra della DC, pensava che sostenesse una strategia di graduale avvicinamento al PCI (consona invece alla visione di alcuni partiti). Un ruolo fondamentale poi lo giocò anche il sindacato. La sua forza non fu più così propulsiva e trainante dopo l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, anche a causa della recessione economica; ciò ebbe degli effetti di graduale sgretolamento sull’unità tra il mondo operaio e il movimento studentesco della “contestazione”.

 

Sandro Fancello

 

 

1 Indro Montanelli e Mario Cervi, L’Italia negli anni di Piombo, Rizzoli, Milano 1991, pag. 119.

2 Dino Martirano, intervista sul Corriere della Sera del dicembre 2006 a Gerardo D’Ambrosio. Ora in Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo, Mondadori, Milano 2007, pagg. 54-55.

3 Giuseppe Mammarella, L’Italia contemporanea 1943 - 2011, Il Mulino, Bologna 2012, pag. 352.

4 Carlo Feltrinelli, Senior Service, Feltrinelli, Milano 1999. Ora in Giorgio Galli, Piombo Rosso. La storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 ad oggi, Baldini-Castoldi-Delai, Milano 2004, pag. 10.

5 G. Galli, Piombo Rosso... cit., pag. 10.

6 G. Mammarella, L’Italia contemporanea... cit., pag. 355.

 

 

La lotta armata e la strategia della tensione in Italia da Valle Giulia al 1970

IV – segue...


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