Roma, li 24 Maggio 1922
Cara Mary, sono stanco e disgustato della mia esistenza romana, ecco la sola ragione che mi ha impedito di scriverle come era mio vivo e costante desiderio. Pensi che io sono in un’età in cui non ci si lascia andare volentieri a far delle confessioni e quando non si ha nulla di buono da dire ai nostri amici si preferisce tacere. Il timore e il rimorso di apparire trascurati riesce più tollerabile che non la fatica di dover partecipare agli altri una tristezza divenuta ormai quotidiana, irrimediabile e direi quasi muta. Aspettavo sempre un momento felice che purtroppo non viene. Ma non parliamo oltre di ciò. È necessario ch’ella si fidi di me, della mia amicizia e della mia buona memoria. Ho tanto pensato a lei in tutti questi giorni che non ho scritto, che nel prossimo numero della Ronda alcune mie cronache drammatiche ristampate non per altro che per farle conoscere a lei. Spero che la interesseranno e la divertiranno in qualche modo. Vede come io sono ancora giovane e ingenuo, malgrado tutte le apparenze in contrario. Che le dirò adesso della mia vita?
Sono ritornato ad andare a letto alle 5 del mattino e non vedo l’ora di scappare da queste trappole romane. Nulla poi mi piace e mi diverte all’infuori del lavoro che non posso compiere come vorrei io per tante ragioni che è inutile ch’io le spieghi. Sono sempre in quella tristissima camera odiosa, orribile e micidiale. Non ho un luogo mio dove riposare le mie membra stanche e ancora i miei più stanchi pensieri. Così preferisco trastullarmi e deambulare piuttosto di notte che di giorno perché sono sicuro di incontrare meno volti antipatici. Forse andrò in Germania. Ecco la mia speranza e l’unico barlume che mi sorride. Siamo sempre intesi che in autunno ci rivedremo. Tornerò a scriverle con più precisione della mia partenza da Roma, dove andrò e quando. Io vorrei partire ai primi del prossimo mese. Nel rispondere a questa lettera non si mostri preoccupata di quanto le dico, non si lamenti, non mi rimproveri e soprattutto non mi dia consigli di nessun genere. La mia vita ormai è una faccenda che riguarda me solo. Mi parli invece di lei con felicità e gaiezza, se le è possibile. Vorrei sapere ch’ella è tranquilla e di buon umore, che si diverte, che studia e che pensa anche un poco al suo vecchio amico che si ricorda ogni giorno di lei e che le vuol bene... Ricevetti una cartolina da suo fratello, da Padova. Non ho risposto purtroppo. Lo faccia lei, salutandolo con molta effusione. Saluti anche Bice e sua madre e le assicuri della mia profonda affettuosa gratitudine...
Esce ora in America un libro sulla letteratura italiana moderna. È superfluo che io le dica che contiene un capitolo intitolato: Vincenzo Cardarelli. Credo che diventerò più celebre di Garibaldi e che questa volta verranno anche i dollari essendo stato invitato a mandare qualche articolo ad una rivista americana. Devo specificare che questo libro di cui le ho parlato non è un’antologia ma un libro di storia che risale a Carducci e finisce se non m’inganno colla Ronda. Dunque non è la solita rassegna di giovani scrittori ma un’ illustrazione di quattro o cinque più rappresentativi, tra i quali come le ho detto è compreso il suo affezionatissimo e malinconicissimo amico
Vincenzo Cardarelli
Stia bene e lavori.
10 – segue