Tutte le voci del mondo
si possono sentire, adesso.
Dal sofà di casa, se un clic
avviene, come un’epifania
si ode lo sferragliare dei treni
e le parole (a mischiarsi le mie)
che deragliano.
Nei vagoni noi uomini (noi umani)
tentiamo di far salire al cielo
l’urlo che non passa (la stia
lo stridere la strada), tentiamo
il nostro ci sono anch’io, in bottiglia
SOS da dentro la stiva e intanto
ascoltiamo (senza soffermarci troppo)
il sibilo aguzzo (ferino stomaco d’acciaio)
del decollo.
Tutte le voci del mondo, oh tenerezza,
sfidano il dio del silenzio, approdano
fin dentro alle viscere della balena
che ci ingurgita tutti.
Giesse