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Luciano Angelini. “Amnis”, l’orobico di Tarten 
Sensazionale scoperta archeologica in Val Tartano
I fratelli Luciano e Adriano Angelini
I fratelli Luciano e Adriano Angelini 'spolverano' l'appena emerso 'Amnis' 
27 Ottobre 2013
 

Senza memoria non c’è identità,

ma omologazione e noia.

 

 

Quest’estate Adriano ed io abbiamo scoperto nuove incisioni rupestri in Val Tartano,1 che vanno ad aggiungersi a quelle già fatte nell’estate 2011.2 Sono soprattutto tre nuovi massi con coppelle3 e canaletti, uno più bello dell’altro, appartenenti all’età della preistoria o dei metalli, cioè ad un periodo che va dall’età neolitica o della pietra levigata (10000?-5000? a.C) all’età dei metalli: del bronzo (4000?-1100 circa a.C.) e del ferro (dal 1100 circa a.C. in poi). Secondo gli esperti interpellati tali incisioni rupestri, per il tipo e la forma, sembrerebbero appartenere all’età del rame, ovvero ad un periodo databile all’incirca intorno al 3000 a.C. Ad ogni modo è un’ulteriore conferma d’una presenza umana in Val Tartano risalente alla preistoria.

Il masso che si vede nella sequenza fotografica è più unico che raro nel panorama della così detta ‘civiltà delle coppelle’ perché oltre a coppelle e canaletti presenta ‘scolpito in bassorilievo’ anche una figura antropomorfa, Amnis, così battezzato da Adriano. Questi, di passaggio, del masso che era quasi completamente sotto terra, ha intravisto una coppella. Intuendone l’eccezionalità, ha voluto che partecipassi anch’io alla sua scoperta. Così il giorno seguente, il 10 agosto 2013, con anche Elisa e Cesare, ci siamo recati sul luogo, abbiamo ripulito il masso dalla terra e dai sassi che lo ricoprivano e immaginate il nostro stupore e la meraviglia alla comparsa, tra coppelle e canaletti, dell’orobico di Tarten che incredulo e sorpreso ci guardava...

 

 

Luciano Angelini

(da 'l Gazetin, ottobre 2013)

 

 

1 L'impresa viene dedicata al padre e alla madre, Cesare e Alma, e a Davide nel suo 18° compleanno.

2 Vedi ‘l Gazetin, dicembre 2011: “Incisioni rupestri e strutture megalitiche in Val Tartano” di Luciano Angelini.

3 La coppella è un incavo emisferico, generalmente del diametro di pochi centimetri, ricavato dall'uomo sulla superficie di basi rocciose normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l'appunto massi cupellari o pietre a scodella di solito poste in posizione dominante e panoramica. In Italia sono presenti scavate sui massi di numerose zone anche molto lontane tra loro, ma non sono conosciute e studiate come in altri paesi europei.

Datazione: sembra che le incisioni a coppella più antiche risalgano al Neolitico ma principalmente si fanno risalire all'età del bronzo. Quelle più profonde, regolari e chiaramente realizzate con oggetti metallici, di solito collegate da canaletti sono databili all'età del ferro e sono le più recenti. Sono comunque di difficile datazione con le usuali tecniche, in quanto solitamente non sono direttamente collegate con altri ritrovamenti.

Significato: le incisioni a coppella sono presenti in varie culture preistoriche e non, ma il loro reale significato rimane per ora un mistero. È quasi sicuro che queste scodelle scavate nella roccia fossero legate a qualche tipo di culto ancestrale di riconoscenza o di espiazione e di riconciliazione nei confronti della Natura. Le ipotesi più plausibili sono quelle di culti legati all'acqua (le coppelle dovevano raccogliere l'acqua piovana e fecondare la terra) o di altari sacrificali per raccogliere il sangue delle vittime. Si è pensato anche che le incisioni potessero raccogliere grassi vegetali o animali per creare fuochi visibili, data la posizione dominante di gran parte dei siti. In qualche caso la disposizione delle coppelle ricalca fedelmente una costellazione.

Tecnica esecutiva: le coppelle più antiche venivano fatte con attrezzi litici (lame di quarzo) imprimendo un’azione rotatoria sul masso e poi modellate raschiandone con pazienza i bordi interni. (fonte Wikipedia)


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