Ero bambina, quando i miei genitori mi portarono a visitare le Fosse Ardeatine. Una vecchia cava di pozzolana sulla via Ardeatina diventata una collina piena di morti. Non ci sono più tornata, ma è come se non me ne fossi mai più allontanata. Me la sono portata appresso, la visione insostenibile di quel che la collina racchiudeva. Nomi e date, e quello che più atrocemente mi colpì fu la giovane età di tante vittime di quel massacro infame che segnò quel 24 marzo 1944 come uno dei giorni più feroci della storia umana.
Bisogna tornarci, alle Fosse Ardeatine. E leggere nomi e date, e parole che parlano di Sacrificio che porta alla Pace.
Non è vero. La guerra porta guerra, il sangue porta sangue, l’odio porta odio, la ferocia genera ferocia.
Occorre un atto di umiltà lungo millenni e vasto come il mondo. Che venga dall’alto e dal basso. I boia si susseguono ai boia, e non sempre sono riconoscibili. Si dovrebbe fare attenzione: non si può continuare ad appiccare il fuoco laddove già ardono incendi. Pace ai morti. Pace a Erich Priebke. Ma rispetto per i vivi, o per meglio dire, i sopravvissuti.
Maria Lanciotti