Prodotti e confezioni [08-20]
Vetrina/ Alberto Figliolia. A San Giacomo Filippo
22 Agosto 2013
   

A San Giacomo Filippo

 

Più di tre secoli che dalla bocca
la fontana getta fresca e chiara acqua:
generazioni di spose alla fatica,
rudi panni da lavare e sbattere
sulla pietra dura e grezza, acre e grigia.
Vado, San Giacomo, lungo le tue strade
e strepita la folla dei ricordi...

 

Sul sagrato, avanti la vigna antica,
mi accolgono gli occhi tondi e sgranati
della Madonna dal manto blu e stelle stinte;
entro nella chiesa aperta e sola,
ombre di volti s'allungano ai muri,
ma è soltanto dolce illusione estiva.
Sopra un confessionale putti e stucchi,
l'affresco dell'angelo e del demonio:
una saetta guizza dalla mano
dell'etereo plastico arcangelo
e Satana dalle ali blu ritorte,
la pelle verde d'invidia e rancore,
la duplice coda squamata e urlante,
nell'abisso rovinoso precipita,
e la luce si frange al pavimento
in rotti riquadri porpora e gialli.

 

Esco all'ultimo fragore del sole,
al torrente Liro che in equilibrio
rumoreggia fra massi grassi e lisi.
Deserte sono le tue vie di pietra,
San Giacomo, e mi fermo alle tavole
dei caduti, tributo ai re spietati:
quanti tuoi giovani resi, lasciati
alle ingloriose fauci delle guerre,
a quello stolido innocente inverno
russo che ogni orma sapeva perdere!
Non c'è più il pino su cui adolescenti
ci arrampicavamo per osservare
nascosti l'estraneo mondo adulto;
le erbe ondeggiavano al vento dal monte
e le farfalle lasciavano il posto
alle nubi basse che fasciavano
come silenzio la residua estate;
il cortile della scuola era il luogo
di pallone, polvere, grida e sogni
(scarsa tecnica, sudore e un gran cuore).
Si giocava a nascondino e agli indiani,
si andava al fiume, al bosco a cercar funghi
e la Scala Quaranta nel
bar del ciun
,
i crotti la domenica, salame
e formaggio, il vino povero, buono,
nero nella stessa brocca fiorata.

 

Ricondotto all'arduo ozioso presente,
guardo nel tramonto il Pizzo di Prata,
due camminanti verso San Guglielmo,
insetti ronzare intorno al ciliegio,
il gatto dormirmi impavido accanto...
e la nostalgia mi mangia il cuore.

San Giacomo Filippo, domenica 18 agosto 2013

Alberto Figliolia


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