Stazione Termini
Ti siedi e vedi passare
Il mondo.
Ti alzi e segui la scia
Delle formiche.
Luce
Lui cieco
(il sole sta per calare)
Lei lo conduce
Per mano:
(“ti ricordi i colori?”)
E lui annuisce
Illuminato di gioia.
Fisarmonica
Abbraccia la fisarmonica
Chiamandola ‘Vecchia’
E col naylon la copre
(piove piano)
E palpa i tasti
Con le dita sensuali.
Todis
Esce dal Todis
Con i due figli
Attaccati alle gonne
Il carrello rubato
Con un sacchetto di patate
E un pane imbustato.
E i bambini che non vogliono camminare
E fanno finta di piangere.
Parking
Gusta il capotreno la Camel
Dopo il caffè del pranzo
E butta la cicca fra i binari.
L’impresa delle pulizie
Dispone i suoi addetti
Come portaferiti dopo la battaglia.
La donna col filo di perle
Sul collo magro
Rugoso
Legge le news
Scuotendo il capo.
Il maltese
Nel cappottino di lana pregiata
Attende paziente
Chi lo tiri al guinzaglio
Fuori dal bar
Provvisto di Cane Parking.
Stupefacenti
Serpente del grano
A guardia degli stupefacenti
Nascosti nel bagagliaio
D’un’auto rubata.
Cosmesi
Ladra di cosmetici
Scoperta al supermercato
Tenta la fuga
Ma non lascia la sua
Scatolina di cipria.
Ripieghi
Gallinelle nane
Ornamentali
Vendesi a coppia
Per rallegrare
Con i loro colori
Stanze senza calore.
Nemmeno un orsetto lavatore
Un giorno d’estate
Uguale a tanti
Tante cose da fare
Da pensare
Conti che non tornano
E un figlio si dimentica
Parcheggiato in una via
Dentro lamiere infuocate.
Nemmeno un orsetto lavatore
Per conforto
Mentre muore.
Alisiman
Alisiman
Vende corni e bracciali
Sulle spiagge laziali.
Lui viene dal Sudan
Villaggio Khartum.
Aveva un fratello
Che è stato impiccato
E un altro è morto
Col padre e la madre
Sotto le bombe
Sganciate da un charter.
Odora Alisiman
Di acqua stagnante
E foresta bruciata.
Da tanto tempo viaggia:
Turchia Lampedusa Foggia
Roma
La spiaggia
Dorme e mangia alla Caritas.
Odora Alisiman di belva affamata.
Dris
Dorme a un passo
Dal canale
Che evapora miasmi.
Qui non arriva la ressa
Dei bagnanti.
Stringe in una mano
I sandali di gomma
E con l’altra il laccio
Che lega la sua merce.
È quasi mezzogiorno
Il sole cade a piombo
Sulla testa riversa.
Mi vede e mi sorride
Si chiama Dris
E viene dal Marocco.
Rispecchiano i suoi occhi
Le palme rosa
E le moschee dell’Islam.
Casi
Ho conosciuto un ragazzino
Nato gentile.
Educato a pugni e insulti
È rimasto gentile.
Adesso lavora da sarta
E compone per hobby
Mazzi di fiori
Curando i toni dei colori.
Il padre lo frusta
Ogni volta che torna a casa.
Doppio legame
Pensando al colore
Del suo matrimonio
Patrizio dice
Rosso Tabasco.
Pensando al colore
Degli occhi della madre
Patrizio dice
Nero melano.
Patrizio è in terapia
Per ansia depressiva
Che genera impotenza.
Spalla a spalla
(Firenze aprile 2011)
Spalla a spalla
Seduti in piazza
Santa Maria Novella
Ad applaudire
L’artista di strada
E il mimo che mangia un finto gelato.
“La canzone del sole”
(pochi accordi)
Accende coralità nei vicoli.
Passeri becchettano fra le gambe
Di ragazzi abbracciati nel prato
Bambini inseguono il carretto dei palloncini.
Suona la campana
Della torre.
Una nuvola strizza
Poche lacrime
E riprende a viaggiare.
Taxi
Sguardo asiatico
Pelle di cera.
‘Dove stare taxi?’
E s’avvia trascinando bagagli
E piedi stanchi.
Maria Lanciotti