A Taranto la maggiore incidenza tumorale sarebbe dovuta ad un'elevata circolazione di sigarette, tipica di ogni realtà portuale. Ad affermarlo è stato il Commissario dell'Ilva Bondi, peraltro ex amministratore delegato della stessa azienda. No, non Sandro Bondi, politico poeta magari ammaliato dai romanzi su muscolosi scaricatori, pupe, bettole e contrabbando. Trattasi invece di Enrico Bondi (foto), il super tecnico scelto da Mario Monti per eseguire i dettami della spending review; colui che, a suon di diagrammi e prospetti, ha ridefinito il nostro sistema sanitario. Probabilmente però, ciò che sembra una pessima battuta – tipo stabilire un legame diretto tra i melanomi alla pelle e i tatuaggi dei marinai –, è bensì la conclusione di studi accurati. Non fosse altro perché va in totale controtendenza con quanto finora dimostrato nei rapporti dell'Azienda sanitaria, dell'agenzia per la protezione ambientale e dell'Istituto Superiore di Sanità, che riconducono le malattie oncologiche ad un ambiente di vita insalubre e non agli stili di vita. Se si trattasse invece di un'uscita affrettata, il fatto sarebbe molto grave, una beffa insopportabile per le vittime. Sì, perché un conto è assorbire ceneri industriali non potendo farne a meno, perché l'alternativa è un'altra agonia, quella per fame e disperazione. Altro conto è essere noi stessi i propri carnefici, colpiti dal vizio, da un destino scelto e non da una sorte toccata per la maledizione del caso. Solo nella prima ipotesi, infatti, posso non solo darmi un alibi, per quanto poco conti, ma soprattutto individuare chi, più responsabile di me, avrebbe dovuto alleviare questo mio impiccio e non lo ha fatto, anzi. Chi, sapendo e potendo, non tutelò la vita delle persone e che oggi deve assumersene tutte le conseguenze.
Marco Lombardi