In tutta libertà
Andrea Mancaniello. L'uovo: pura poesia in un film sul valore della vita
10 Giugno 2013
 

Tratto dalla novella in versi che il poeta Roberto Malini scrisse nel 1975, all'età di soli 15 anni, L'uovo di Dario Picciau mantiene intatta la struttura in versi originale e propone al pubblico del nostro tempo una profonda e commovente allegoria della vita e dei suoi significati.

Oggetto unico e irripetibile nel panorama del cinema indipendente italiano, L’uovo di Dario Picciau è stato il primo cartone animato interamente digitale di produzione italiana, nato dal lavoro di un piccolissimo gruppo di sole sei persone che animate dalla passione hanno partecipato alla sua realizzazione. Presentato nella selezione ufficiale di diversi festival del cinema d’animazione in giro per tutta Europa, da Annecy a Bruxelles, da Amburgo a Lisbona, questo piccolo film ha vinto già al suo esordio il Gran Premio di Platino al Future Film Festival di Bologna nel 2003.

La storia nasce da una novella in versi del poeta Roberto Malini, una voce narrante racconta gli eventi proprio utilizzando i versi originali e interrompendosi sovente per dare spazio alle voci dirette dei personaggi. In un piccolo casolare perso nella campagna italiana a metà del 1800 abita una coppia di giovani sposi, Maria e Fabio, la vita scorre serena scandita dai ritmi delle piccole cose quotidiane e dal susseguirsi delle stagioni, finché un giorno la giovane sposa ha uno svenimento e il dottore chiamato a indagarne le cause annuncia che è in arrivo una nuova vita.

I mesi si susseguono velocemente e al termine della gestazione le due levatrici del villaggio, Dina e Lavinia, giunte a dare assistenza per il parto, sono testimoni di un evento singolare. Il piccolo esserino generato dalla giovane coppia non è un bambino come gli altri, ha l’aspetto e la morbidezza di un uovo di carne rosato, perfetto nella sua rotondità ma privo di braccia, gambe e di un volto.

Le reazioni davanti all’inatteso, come spesso succede, sono diverse e contrastanti. Maria sembra non avvertire alcuna stranezza nell’aspetto del bambino e amorevolmente se ne prende cura, lo stringe a sé raccontandogli la bellezza del mondo e descrivendogli la natura, intimamente convinta d’aver instaurato un canale di comunicazione attraverso cui il piccolo Valerio, questo il nome che ha dato all’uovo, percepisce il suo affetto materno.

Fabio dal canto suo maledice il mondo, domandandosi perché così “velenoso” s’è rivelato il suo seme che ha generato una creatura così immonda, un ammasso di carne senz’anima? Quale castigo divino deve lui scontare con la sua sposa? Straziato da una realtà che non riesce ad affrontare, lo sposo rientra a casa a notte fatta e sempre più spesso ebbro di vino.

Nonostante la diversità con cui affrontano l’imprevedibile situazione, entrambi i genitori comprendono che il piccolo uovo comunica con loro attraverso la pelle, increspandosi o cambiando colore, quando vibra di felicità per le tenerezze della madre o quando trema di paura per i propositi bellicosi del padre.

Metafora della diversità, L’uovo racconta l’incapacità dell’uomo a comprendere il miracoloso quando si trova al cospetto dei suoi segni, la difficoltà ad accettare che le cose siano diverse da come le avevamo immaginate, o da come le convenzioni in cui viviamo ci hanno insegnato a immaginarle, in contrapposizione alla tenerezza di una donna che attraverso l’amore può superare ogni ostacolo e vivere comunque la sua maternità.

Realizzato completamente in ambiente digitale, questo piccolo gioiello ha l’impostazione visiva d’un quadro impressionista, con le immagini che sembrano dipinte ad acquarello e gli sfondi che spesso cambiano nel volgere della narrazione regalando alle inquadrature una consistenza quasi liquida. Impossibile non percepire poi, evocata nella scena del malore con cui Maria scopre la sua attesa, una citazione visiva del capolavoro pittorico Ophelia del preraffaellita John Ewerett Millais, per l’indiscutibile assonanza di cromatismi e per la posizione del personaggio adagiato dolcemente sul prato.

L’aspetto grafico dei personaggi, creati dagli artisti Mauro Gandini ed Eloisa Scichilone, hanno uno stile geometrico, molto plastici e lontani dai modelli disneyani dell’estetica dominante nel cinema d’animazione contemporaneo, con originale coraggio tenta l’esplorazione di nuovi canoni più essenziali, senza nulla togliere alla loro forza espressiva.

Il film non è stato mai distribuito nei circuiti cinematografici ma è uscito direttamente sul mercato in una pregevole edizione dvd, corredata dal libretto della novella in versi originale e purtroppo già fuori catalogo dopo appena un anno dalla pubblicazione.

La dura legge del mercato consumistico che non sa valorizzare una perla come questo piccolo capolavoro, condanna inevitabilmente L’uovo di Dario Picciau all’invisibilità, ma se per caso doveste imbattervi in una copia ancora invenduta dimenticata su qualche scaffale di periferia, non tentate oltre la fortuna e senza esitazione fatela vostra. Rimarrete affascinati dalla delicata poesia di questo cartone animato digitale bello e con l’anima.

 

Andrea Mancaniello

 

 

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