A volte...
A volte mi sembra di aver dimenticato ogni cosa. A partire da me stessa. Il mio passato? Dimenticato. Il mio presente? Idem. A volte mi sembra di non esser mai stata nient'altro che una bambina. Una bambina con lo sguardo basso. Gli occhi confusi. A volte credo di aver dimenticato l'amore. O forse di non averlo mai conosciuto. Sono certa non sia più mio. Ma, a volte, credo lo sia stato. A volte credo di aver dimenticato chi sono. E di avere maledettamente paura di tutto ciò. A volte penso di non essere nient'altro che un'immagine sfocata. Un frammento in bianco e nero. A volte credo di aver dimenticato tutte le sensazioni. Perché ero una bambina con lo sguardo basso, ve l'ho detto! E con gli occhi confusi. La bocca chiusa a doppia mandata.
A volte credo di aver dimenticato gli altri. Quasi come se fossero tutte figure in controluce. Figure che nemmeno saprei definire. Corpi che si sovrappongono al mio corpo di bambina dallo sguardo basso. Corpi che quasi lo celano. Che mi nascondono più di quanto io non stia già nascondendo me stessa. Che mi confondono più di quanto io non sia già confusa di mio. A volte mi sembra di aver avuto parole meravigliose dentro di me. Ma di averle dimenticate tutte. Ad una ad una. Come ci si dimentica delle sbucciature sulle ginocchia di una bambina. Perché ero una bambina con lo sguardo basso, appunto! E con gli occhi confusi. La bocca chiusa a doppia mandata. Le ginocchia sbucciate.
A volte cerco di recuperarle, quelle parole. Ma sono volate via. Lontano. Come tanti piccoli aquiloni. Soltanto un'immagine resta. Un'immagine in bianco e nero. E io, immobile e dimentica. Donna - bambina incapace di amare. Macchia di luce incapace di ricordare. Fascio di movimenti privi di senso. A volte, mi trovo ad aver dimenticato ogni cosa. A partire da me stessa. Ma, allo stesso tempo, a ricordare un'immagine e una sola. Un'immagine che mi torna alla gola come un mantra. Che mi spaventa come una maledizione. A volte. Allora abbasso lo sguardo già basso. Confondo gli occhi già confusi. Chiudo la bocca già chiusa. Mi sbuccio le ginocchia già sbucciate. Sanguino. Urlo. Piango.
E sono di nuovo quella bambina.
Quella bambina in bianco e nero.
Quella bambina che si è dimenticata di ogni cosa.
Tranne che di ricordare.
A volte.
Francesca Cristin