Carlo Troilo. I parlamentari: facciamoci i PACS nostri | | 17 Aprile 2013
Il Corriere della Sera ha ripreso la polemica di Ivan Scalfarotto, deputato PD dichiaratamente omosessuale, per le difficoltà ad ottenere dagli uffici della Camera l'assistenza sanitaria per il suo compagno Federico: un diritto riconosciuto ai parlamentari senza precisare che debba trattarsi di “convivente di sesso diverso”. Le stesse difficoltà erano state riscontrate da Paola Concia, non rieletta nelle recenti elezioni, nella scorsa legislatura.
Nel dicembre del 2006, avendo scoperto che i parlamentari hanno le loro unioni civili (diritto all'assistenza per il convivente, anche se dello stesso sesso, e diritto alla pensione, con qualche limite) scrissi una lettera aperta agli allora presidenti della Camera e del Senato dicendo che i parlamentari che si opponevano ad una legge valida per tutti i cittadini (erano in discussione, all'epoca, i PACS del governo Prodi) avrebbero dovuto avere la coerenza di rinunciare, con una dichiarazione pubblica, a questo privilegio (etimo: lex in privos lata).
Naturalmente, non ebbi alcuna risposta, ma provocai la rivelazione, da parte di un simpatico collega, che anche i giornalisti godono di questi diritti, negati ai cittadini “normali”. Mi stupisce che la notizia del Corriere non abbia suscitato le reazioni che mi sarei aspettato, soprattutto dalle forze politiche che ad ogni momento condannano i privilegi della “casta” e degli odiati partiti. E nemmeno dopo la decisa presa di posizione del presidente della Corte Costituzionale in favore di una legge che riconosca le unioni civili. Per non parlare – ma è noto che siamo in un altro mondo – della rapidità con cui il Senato francese ha approvato la legge che legalizza nozze e adozioni gay.
Carlo Troilo
(newsletter Associazione Luca Coscioni per la libertà
della ricerca scientifica, 16 aprile 2013) | | |