Sė, viaggiare
Bernardo Gabriele Ferrari. Un tuffo al cuore 
Le wikinghe del Mare del Nord
12 Aprile 2013
 
   Ho ricevuto nei giorni scorsi una cartolina da Stoccolma, inviatami da Simone Ambrosini, ed ho avuto un tuffo al cuore: c’era una nave a tre alberi, che già 50 anni fa era un famoso ostello della gioventù. Un lussuoso ostello, perché pernottare costava 1500 lire, mentre in tutti gli altri nel resto d’Europa la tariffa era di 150 (centocinquanta) lire. Dormire in una cuccetta da marinaio, cullato dalle dolci onde del mare del Nord, come una tenera madre, è stata per me un’esperienza unica e indimenticabile. Charles Baudelaire nei Fiori del male, diceva: «Sempre il mare, uomo libero, amerai, perché tu contempli nell’infinito svolgersi dell’onda, la tua immagine, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro». Un lungo viaggio di oltre un mese inizia da un piccolo passo, quello che esce dall’uscio di casa, con uno zaino; da marine nel mio caso.
   Attualmente i nostri giovani vanno ad Orio al Serio (BG), prendono l’aereo e in due ore sono in Svezia, dove hanno già prenotato tramite PC l’albergo. Ma viaggiare significa non solo arrivare a destinazione, ma fare il percorso, come ben sanno anche i pellegrini che vanno a Medjugorje o a Santiago de Compostela. Un lungo e faticoso viaggio verso l’agognata meta. In un istante mi sono ricordato di aver fatto in autostop il passo dello Stelvio, poi Garmisch, Monaco, Stoccarda, Kassel, Hannover, Amburgo, Lubecca, traghetto a Puttgarden per la Danimarca, poi Copenaghen, traghetto per Landskrona e infine Stoccolma.
   A Stockholm era settembre, era un sabato e in centro città impazzivo: mi sentivo come un fiore di bignonia circondato da centinaia di api, che volevano suggere il nettare. Un mare di wikinghe alte, slanciate, bionde, occhi azzurri che, camminando come regine, guardavano apertamente negli occhi con curiosità. Mai nella mia vita ho visto una tale concentrazione di bellezza. Di primo acchito sembravano fredde e distanti, ma bastava un semplice sorriso, una carineria, e si scioglievano come neve al sole perché erano assetate di tenerezza ed attenzioni. Mi ricordo che dal cielo plumbeo ha incominciato una dolente e dolce pioggia e queste fantastiche ragazze non se ne curavano. Assorbivano la natura, non affrettavano il passo, e le loro camicette bagnate erano diventate trasparenti, mostrando la loro grazia con seminudi di verginea provocazione. In Svezia sono le donne che comandano, sono loro che invitano a ballare, sono loro che scelgono con chi trascorrere la serata. Ero in un altro mondo! Confesso che ho vissuto, e che ho conosciuto (anche in senso biblico) meravigliose e burrose walkirie e fantastiche wikinghe belle da morire, da togliere il fiato, da fine del mondo! Albert Schiweitzer premio Nobel per la pace nel 1953, diceva: «L’unica cosa che rimarrà di noi, quando ce ne andremo, saranno le tracce d’amore che avremo lasciato».
 
Il Cittadino Tiranese
Bernardo Gabriele Ferrari

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