PASSIONE E MORTE DI CRISTO
Versione poetica di Paolo Ruffilli dai Vangeli
Saliti al Golgota, cercavano di fargli bere
un vino mescolato con la droga
per annebbiargli l’arrivo della morte
e si divisero le vesti, intanto lì ai suoi piedi,
giocandosele tra loro, tirate a sorte.
Dei due ladroni in croce gli si affidava uno
e, nel garantirgli accanto a sé un posto
nel regno di suo padre, gli assicurava:
“Sono io il risorto. Chi crede in me
vive in eterno anche se morto.”
Dall’ora sesta fino alla nona in verità
le tenebre gonfiando nascosero la luce.
Gesù gridava esanime: “Mi affido, padre,
alle tue mani”, corse qualcuno per pietà
a prendere una spugna per bagnargli le labbra
con l’aceto mentre esalava l’ultimo respiro.
Tremò la terra intorno e dentro il tempio
il grande velo si squarciò da capo a fondo.
“Dio non ha mandato certo il figlio suo
perché condanni il mondo” mormorando,
“ma perché il mondo per mezzo suo
venga salvato…” ai piedi della croce,
mentre lo spirito di Cristo già volava via,
il suo discepolo Giovanni, fissando
gli occhi di Maria, le ricordò la profezia.