Yoani Sánchez ricevuta in Campidoglio. Yoani Sánchez che parla davanti al Congresso Nordamericano. Chi l'avrebbe mai detto? Non solo. Yoani Sánchez che dice cose importanti, coraggiose, che parla di una Cuba libera e democratica, che chiede con forza un'inchiesta internazionale sulla morte di Oswaldo Payà. Delitto di Stato? Incidente stradale? Le dichiarazioni di Angel Carromero dicono tutto e il contrario di tutto. L'autista dell'attivista politico cubano ha mentito davanti alla giustizia cubana o sta mentendo adesso?
Yoani non è un'illusa, sa bene che con un telefono mobile, con un blog, con Twitter e Facebook non si democratizza un paese, ma sa anche che i dissidenti di oggi hanno molte armi in più rispetto a chi lottava ai tempi della Primavera Nera. Le reti sociali servono a convocare riunioni di piazza, a denunciare soprusi, a smascherare ingiustizie.
Il governo cubano non è preparato ad affrontare una rivoluzione cibernetica. E Yoani insiste su un grande progetto al rientro sul suolo cubano: aprire un giornale telematico, un mezzo di stampa libero e democratico, diffuso tramite CD e chiavette USB. Parla del successore di Raúl Castro, dice che potrebbe essere un Gorbachov cubano e avviare la perestroika anche nel suo paese, ma al tempo stesso teme la repressione quando rientrerà in patria.
E il tour della blogger non è ancora finito. Adesso è attesa a Miami, in Spagna, persino in Argentina dove incontrerà il Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa. Il giro del mondo in 80 giorni di Yoani toccherà anche l'Italia, verso la fine di aprile, ma le date non sono state confermate.
Gordiano Lupi