Oblò finlandese
Alla ricerca del centro di Helsinki – 3. La stazione
20 Settembre 2006
 

Vediamo: la piazza del Senato no e nemmeno Stockmann, allora forse la stazione ferroviaria! La stazione ferroviaria non dista tanto da Stockmann, diciamo, trecento metri? Qualcosa del genere. La stazione di Helsinki, completata nel 1919, ha un ingresso gigantesco, sembra una specie di remake futurista di una cattedrale gotica. Ai due lati ci sono statue di individui muscolosi coi capelli lunghi, con in mano una palla di luce, che illumina la facciata durante le lunghe notti d’inverno. Qualcuno dice che contenga un’enorme sala d’aspetto riservata al Presidente Finlandese. In Europa continentale siamo abituati a vedere nella stazione un centro di collegamento con il mondo. Alla stazione centrale di Milano, partono collegamenti con tutto il resto d’Europa, osservando il tabellone alla ricerca del Sondrio-Tirano, si possono scorrere nomi di destinazioni tedesche, francesi, spagnole. A Helsinki la stazione non ha una funzione simile. Non è un cuore pulsante della mobilità, i treni che partono dalla stazione di Helsinki sono per la maggior parte locali che trascinano i pendolari verso il loro appartamento nell’area metropolitana, oppure pendolini che solcano la Finlandia in un paio di strade ferrate verso nord, verso la Lapponia. L’unico treno davvero interessante è quello verso est, quello che attraversa la Carelia fino a San Pietroburgo e Mosca, poi da lì fino a Pechino, attraverso Ulan Bator o Vladivostok. La stazione di Helsinki va quindi concepita come porta verso i misteri dell’Oriente, non centro quindi, ma estrema compagine occidentale dell’Asia.

Entrando nella stazione comunque, ci si trova di fronte a tutto un altro catalogo di significati: niente colbacchi o pellicce, niente cavalieri mongoli o orde di maoisti in bicicletta. La stazione di Helsinki, specialmente nel fine settimana, si riempie di giovani suburbani, alle prese con la loro ricerca del centro di Helsinki. Scendono dai treni locali a gruppi, gironzolano alla ricerca di qualcosa che normalmente viene fornito da individui in impermeabili di pelle, si scontrano in gang rivali o si addormentano in preda a sostanze tossiche in qualche angolo. Per loro il centro di Helsinki è tutto lì e va bene così. Possono mangiare in qualche fast food, fare shopping nei sotterranei con negozietti di dischi e magliette di oscuri gruppi satanici, oppure possono farsi convertire dai lestasiani, che predicano la salvezza nel centro del peccato, o almeno, in quello che, per i lestasiani campagnoli ed i giovani suburbani, è il centro del peccato.

Nel finesettimana, nel caso decida di andare al cinema o a cena fuori, sono costretto a passare dalla stazione ferroviaria, un tragitto obbligato dal cambio di mezzo. Tento di non guardare in faccia nessuno, prendo i volantini dei lestasiani e scuoto le spalle agli angry young men alla ricerca di sigarette. Mi rilasso solo quando le porte della metropolitana si chiudono. Anche qui, niente centro.

 

Giacomo Bottà

(3 – continua)


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