Diario di bordo
Valter Vecellio. “¿Ministro Severino, por qué no te callas?” 
“Il Governo ha già provveduto a rendere le carceri posti più accoglienti”
23 Novembre 2012
 

Come disse Pannella a Franceschini...

O Juan Carlos di Spagna a Hugo Chávez...

 

 

Cominciamo dalla notizia. Secondo il ministro della Giustizia Paola Severino il governo ha già «provveduto a rendere le carceri posti più accoglienti». E ancora: «La presenza sempre più elevata di detenuti stranieri dentro alle nostre carceri ci mette di fronte al dovere di pensare e attuare al più presto contromisure che permettano sia di ridurre l’ingresso di nuovi detenuti, sia di affrontare il problema dei diritti umani in carceri sempre più affollate».

Severino è intervenuta al convegno “Carceri e Stranieri”, a Roma. Secondo il ministro, «il governo ha già provveduto a rendere le carceri posti più accoglienti per i detenuti, per i quali sono previste una serie di misure volte a facilitarne il rapporto con i famigliari; come l’ammorbidimento di quella che vieta l’utilizzo del cellulare, e la decisione di non richiedere il permesso di soggiorno ai famigliari che vanno a fare visita». «Si tratta di misure che sento come particolarmente importanti, perché facilitare i rapporti con i famigliari può rappresentare un’ancora di salvezza nei confronti della disperazione provocata dall’esperienza carceraria».

Analizzando il problema del sovraffollamento carcerario, Severino smentisce la concezione secondo la quale la situazione italiana sia tra le peggiori all’interno della Ue: «Non è vero che abbiamo numeri da record, il sovraffollamento in cifre simili alle nostre è un problema comune in quasi tutti gli Stati dell’Unione», dice.

Per affrontare il problema del sovraffollamento servono diverse misure, secondo il Ministro due sono quelle fondamentali: da una parte la costruzione di nuovi posti di detenzione per aumentare la capienza delle carceri, dall’altra per far sì che la detenzione in carcere sia una misura da adottare il meno possibile, privilegiando la espiazione del reato fuori dal carcere. Una parte del discorso del ministro è stata riservata alla funzione riabilitativa del carcere, che «deve tornare ad essere la vera funzione del carcere». In questo senso secondo la Severino è «essenziale che le amministrazioni penitenziarie lavorino di concerto con il volontariato sociale, e che il carcere torni ad essere un luogo dove si possa imparare un mestiere e, per gli stranieri, anche la lingua italiana, in quanto se i detenuti quando escono dal carcere hanno un lavoro la percentuale di recidiva crolla al 2%».

Cosa vogliamo, cosa si può dire di fronte a tutto ciò? Verrebbe da usare la stessa espressione di Marco Pannella rivolta a Dario Franceschini nel corso di una famosa puntata di “Ballarò”: una faccia...

Gli attivisti e gli analisti raccolti attorno all’associazione Antigone, che da anni studia e monitora la situazione carceraria, ha redatto il suo ’Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia’. È il rapporto numero nove. Documenta la situazione di vera e propria tortura in cui è costretta a vivere l’intera comunità penitenziaria. E solleva interrogativi che andrebbero sciolti. Per esempio, secondo i dati ufficiali, al 31 ottobre 2012, la capienza regolamentare dei 206 istituti penitenziari era di 46.795 posti. «La notizia però incredibile» scrive Antigone nel rapporto «è che due mesi prima la capienza degli istituti era di 45.568 posti. A noi non risultano apertura di nuove carceri, né di nuovi padiglioni in vecchi istituti di pena. A che gioco giochiamo?»

Che tipo di gioco sia andrebbe in effetti spiegato. Il ministro Paola Severino, giorni fa ha visitato il carcere veneziano della ’Giudecca’; e in quell’occasione, dopo aver promesso novemila posti in più, ha aggiunto che ne erano stati già creati quattromila. Tutto ha un che di magico: da agosto a ottobre 2012 sarebbero stati ’creati’, dal nulla, circa 1.200 nuovi posti. Nel mese successivo (la visita alla Giudecca è del 12 novembre), eccone altri 2.800 nuovi… A via Arenula qualcuno deve avere al proprio servizio il Genio della lampada o la bacchetta del Mago Merlino.

«La dichiarazione dello stato di emergenza per il sovraffollamento risale al 13 gennaio 2010 e il numero dei detenuti allora era di 64.791. Al 31 ottobre scorso, la presenza è di 66.685 detenuti, 1.894 in più. Ma come» si chiede il rapporto «i detenuti non dovevano diminuire?»

L’Italia resta il Paese con le carceri più sovraffollate nell’Unione Europea: il nostro tasso di affollamento è oggi infatti del 142,5% (oltre 140 detenuti ogni 100 posti). La media europea è del 99,6%. In questa realtà, accade quello che il coordinatore nazionale dei Garanti dei diritti dei detenuti Franco Corleone, e il professor Andrea Pugiotto, docente di diritto all’università di Ferrara, descrivono nel loro recente libro Il delitto della pena: «Il carcere», annotano, «è un luogo di concentramento di figure deboli, di persone fragili, dove la differenziazione non è modo per favorire il cosiddetto trattamento rieducativi, risolvendosi semmai in un crudo elemento di categorie: i ‘tossici’, gli ‘stranieri’, i ‘protetti’, le ‘transessuali’. Un catalogo di umanità disperata in cui la classificazione massificante non riesce a far posto alla distinzione capace di riconoscere il singolo uomo o la singola donna con la sua responsabilità personale e la sua storia individuale».

La conclusione cui Corleone e Pugiotto arrivano è senza appello: «Le carceri italiane si trovano in una condizione di conclamata, abituale, flagrante violazione della legalità costituzionale, attestata dagli stessi organi apicali delle Istituzioni e della Giustizia. E se è un collasso che non collassa mai (o non ancora), lo si deve esclusivamente al senso di responsabilità di tutta la comunità carceraria: detenuti, direttori delle carceri, agenti della polizia penitenziaria, operatori, volontari».

Contro questa situazione i radicali si battono strenuamente da tempo, perché siano finalmente varate quelle riforme della giustizia che potrebbero sanare questa insostenibile situazione; a partire da un'amnistia. Con le stesse richieste o con richieste analoghe si è mobilitato un ampio arco di persone e movimenti: sacerdoti e cappellani carcerari, direttori di carceri, sindacalisti della polizia penitenziaria e agenti, sanitari, educatori, volontari. Sono persone impegnate quotidianamente nelle prigioni, che vivono il problema, il dramma, in corpore vili. Persone ’libere’ che sempre più si trovano fianco a fianco, e in sintonia con i carcerati, quelle persone, nota Adriano Sofri, fino a poco tempo fa erano considerate “dall’altra parte”. È avvenuta, avviene, insomma, una “mutazione culturale”, che non viene indagata e valorizzata: per miopia o calcolo meschino.

Iniziative e proposte colpevolmente ignorate e taciute, come quelle che vedono impegnati a Firenze e in Toscana, Corleone e Sandro Margara: in sciopero della fame perché i tossicodipendenti siano tolti dalle galere, non facciano più la fine di Tiziano; e siano ospitati nei centri di accoglienza, della regione; che peraltro li ha approntati e chiede solo che siano usati.

A un anno dal varo del governo, il sito di Ristretti Orizzonti ha reso noto uno studio di Francesco Morelli. È il bilancio dettagliato dell’azione del ministero della Giustizia. C’è di che restare sgomenti, se si tiene conto che insediandosi il ministro promise che quella del carcere sarebbe stata la sua prima priorità. Qualche concreto esempio. «Abbiamo 6 mila posti occupati in meno, quasi il 10 per cento in sei mesi» ha detto il 29 maggio 2012 il ministro Severino. Al 31 ottobre 2011 i detenuti erano 67.428, al 31 ottobre 2012 sono 66.811 (sono quindi diminuiti di 617 unità, pari all’1 per cento circa). Ancora: «Spending review: le carceri sono fuori dai tagli» (4 luglio 2012). Il Piano carceri varato il 24 giugno 2010 prevedeva risorse pari a 675 milioni di euro, ma viene ridimensionato all’inizio del 2012, quando il Cipe delibera uno stanziamento complessivo di 122 milioni.

Ulteriori tagli per il 2013: Palazzo Chigi investe soltanto 45 milioni. Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: «La data prevista nel decreto è ragionevole», dice il Ministro il 2 febbraio 2012. Lo stesso ministro l’11 ottobre 2012 dichiara: «Il termine per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), stabilito per il 31 marzo 2013, potrebbe effettivamente scivolare». E il 29 marzo 2012 una promessa: «Nelle carceri ci sono 51 madri con 54 bimbi, serve una soluzione». Attualmente nelle carceri italiane ci sono 57 detenute-madri, con 60 bambini al seguito, oltre a 13 donne incinte. Per quel che riguarda i detenuti stranieri, «scontino la pena in patria», si sostiene il 2 maggio 2012. Al 31 ottobre 2011 i detenuti stranieri erano 23.789; il 31 ottobre 2012 sono 24.458: aumentati di 669 unità…

E allora, perché non e' bello mandare a quel paese una signora, anche se se lo meriterebbe, rubiamo al re Juan Carlos di Spagna l'esclamazione che gli strappò il satrapo venezuelano Hugo Chávez: “¿Ministro Severino, por qué no te callas?”.

 

Valter Vecellio

(da Notizie Radicali, 23 novembre 2012)


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