Verona. Riscoprire Berto Barbarani, il poeta amico dei Rom | | 18 Novembre 2012
Verona, Piazza delle Erbe. Torno nella città delle mie origini, ricordando la mia compianta nonna Noemi e le zie Sara e Clara. Qui venivano a fare la spesa. Qui aspettarono la fine di due conflitti mondiali. Qui vissero, in una città capace di grande solidarietà.
Tutto è cambiato, tranne la bellezza incantevole delle vie e delle piazze, dei palazzi e dei monumenti storici. Qui veniva a trarre ispirazione dai Rom, dai mendicanti, dagli artisti di strada il poeta Berto Barbarani. Chissà quante volte nonna l'ha incontrato, magari fermandosi a chiacchierare con lui! Berto Barbarani, pseudonimo di Roberto Tiberio Barbarani (Verona, 3 dicembre 1872 – Verona, 27 gennaio 1945), era l'anima della città, il suo interprete nel bel dialetto veronese. I Rom, che lui chiamava sèngali (zingari) erano amici suoi e popolavano la Verona dei poveri, della gente semplice che lui amava. Mi sento bene, accanto a lui. Anche Berto era un “poeta del cambiamento”... (Roberto Malini)
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La fontana de Verona,
pissa forte che la sona
come un globo de cristal...
E i tramvai, che la sa bela,
tira a man la campanela
che i par mati in carneval...
Zò dai pòrteghi del Gheto,
co le çeste e col careto,
torna i sèngali al marcà...
Le barchete coi gelati,
le morose coi pecati,
l’aqua in gelo col mistrà!
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Berto Barbarani
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