– Come è nata l’idea del racconto?
Un po’ di tempo fa ho letto da qualche parte che ogni scrittore, almeno una volta, dovrebbe scrivere una storia ambientata in un albergo. Be’, diciamo che Pagalamòssa! potrebbe essere uno dei miei tentativi. Senza considerare che – come spiego nella nota introduttiva – questo corto è anche una sorta di spin-off al contrario di Come d’ottobre, romanzo che se ne sta qui, in paziente attesa d’uscire. Nel caso di Come d’ottobre il Bel Sole ospita le scene finali di una storia che ho veramente amato scrivere. Invece in Pagalamòssa! l’albergo è in costruzione, tutta la vicenda si svolge in quel casermone senza porte e senza finestre, durante una domenica d’estate.
Per chi fosse interessato a qualche notizia in più, può leggere qui la “nota dell’autore”.
– L’albergo Bel Sole esiste davvero?
Il Bel Sole è un B&B dalle parti di Sarzana che mi ha ospitato per un certo periodo, nel 2008, durante le registrazioni del secondo disco dei Vaderrando (ancora inedito, e penso che lo resterà a lungo, non ho proprio tempo).
– Pagalamòssa! esce per adesso solo in formato digitale (collana “ePop” di Perdisa, diretta da Antonio Paolacci). Quindi, un e-book. Una domanda provocatoria: già la gente non compra i libri e il libro ha il fascino del possesso, dell'oggetto, della cosa tangibile da conservare, da mettere in biblioteca. Perché mai dovrebbe comprare un e-book?
L’e-book è semplicemente un nuovo fenomeno di fruizione. E non riesco a non farmelo piacere: degli ultimi cinquanta libri che ho comprato, credo che almeno la metà siano in formato digitale. La mia sensazione è che anche in Italia – con i dovuti tempi di reazione – ci stiamo un po’ svegliando. Il nostro è un Paese di vecchi, dicono (e le proiezioni non sono rassicuranti); il mercato dell’avanguardia tecnologica stenta sempre, all’inizio. Ci sono casi in cui, parlando di libri digitali, sembra quasi di fare un torto a dio: non li puoi toccare, possedere, annusare, non ci puoi mettere i fiori a seccare dentro (probabilmente inventeranno un’app al più presto) eccetera. Insomma, sembra roba gelida, senza poesia. Ovviamente è tutta una questione d’abitudine – e poi tutto avanza senza soluzione, come al solito, inutile starci a girare intorno. Quindi ti rispondo così: io spesso compro in e-book perché solitamente costa meno. Mi permette di salvare la mia intera biblioteca virtuale e trasferirla dove e quando mi pare, portandola sempre con me. Mi permette di scrivere note lunghe (creando documenti linkati al tale punto, volendo, senza dovermi costringere a bordo pagina, col microscopio, o con pezzi di carta che poi tanto perdo o li incasino). Lo compro istantaneamente, dal mio studio (o da qualunque angolo del mondo). Posso effettuare ricerche istantanee in rete, senza il bisogno di altri supporti. Poi, se un libro mi piace particolarmente, magari lo compro di carta, che c’entra. E sicuramente c’è da fare di più per rendere gli e-book sicuri, a prova di pirateria. Inoltre credo che rappresentino anche un’opportunità di vera competizione per i piccoli editori, bypassando le spese di stampa e distribuzione. Detto questo, lo sgomento bello della pagina stampata continua ad avere comunque un forte ascendete, anche su di me.
– Un’ultima battuta?
Ci tengo a specificare che né il Bel Sole né la Apple (o chi per loro) mi pagano per le pubblicità di cui sopra.
Sacha Naspini - PAGALAMÒSSA!
Pagalamòssa! è il terzo titolo della collana ePop, che propone libri Perdisa Pop pubblicati esclusivamente in versione digitale. Caratterizzata dalle copertine di Ivana Stoyanova, significativamente ispirate al test di Rorschach, la collana offre una selezione di testi brevi, economici e facili da acquistare, per dare ai lettori la possibilità di conoscere e apprezzare scritture italiane originali e di qualità.
Due ragazzini. Una noiosa domenica d’estate. Il cantiere di un albergo in costruzione. E un gioco, il Paga la mossa, che nella sua variante più spietata ha regole precise. Più che un passatempo è una prova, una sfida, una questione d’onore. Intorno «le strade sono deserte, basta alzare gli occhi per guardare lontano e le cose diventano liquide, sembra che siamo tutti dentro un acquario gigante». Ma i due giovani protagonisti di questa storia ignorano che il posto in cui si trovano riserva delle sorprese.
Dall’apprezzato autore di I Cariolanti (Elliot, 2009) e Le nostre assenze (Elliot, 2012), un racconto da leggere in un fiato, fino al sorprendente finale, come incalzante parabola sull’adolescenza e i suoi imprevedibili pericoli.
L’INCIPIT
Mailo tira fuori il dito dalla bocca, lo mette davanti alla punta del mio naso e dice: «È tua l’aria?».
Una goccia di saliva densa cade tra le nostre scarpe, diventa subito una pallina di fango. Non mi muovo di un centimetro. Anzi, lo guardo tranquillo. Rispondo che è stato solo fortunato: se quello sputo mi avesse toccato la scarpa, il sette e mezzo se lo sarebbe preso lui. Mailo finge di non ascoltarmi, tiene gli occhi nei miei. Avvicinando il dito ciucciato davvero a un niente dal mio naso, ripete: «È tua l’aria?» tanto che sento l’odore della bava calda. Per fargli capire che non me ne frega niente mi metto a sibilare una canzone scema tra i denti.
Sacha Naspini è nato a Grosseto. Ha pubblicato L’ingrato (2006), I sassi (2007), Never alone, Cento per cento, I Cariolanti (2009), Noir Désir. Né vincitori né vinti (2010), Le nostre assenze (2012). Ha pubblicato inoltre molti racconti in svariate antologie. Scrive per il cinema e la televisione. Il suo sito web è www.sachanaspini.eu. (nota editoriale)