Sandra Chistolini. PEDAGOGIA E DISASTRI NATURALI Un progetto su scuola e educazione nell’Emilia del terremoto
18 Agosto 2012
La ricerca internazionale
Il terremoto dell’Emilia Romagna riporta all’attenzione dei pedagogisti e della società civile il problema della conoscenza di quanto i disastri naturali entrino con forza nella vita dei bambini fino a destabilizzarne il ritmo esistenziale. Il tema è affrontato sistematicamente nella letteratura internazionale, in modo particolare nell’Asia Orientale. In Giappone, dopo il grande terremoto dell’11 marzo 2011 diversi studi scientifici sono stati condotti, al fine di esaminare l’impatto dell’evento sul sistema educativo. Gli incidenti nucleari come quello di Fukushima rappresentano un settore connesso al tema dei disastri e alla ricaduta di questi fenomeni nella vita delle persone, delle famiglie, delle città e dei paesi colpiti all’improvviso e catapultati in una realtà sconosciuta.
La terra che trema scuote l’esistenza di tutti, in particolare dei bambini che possono ritrovarsi soli, dispersi negli affetti e nei legami, senza più sicurezze e senza la possibilità di prefigurarsi il domani, secondo quel ritmo quotidiano che erano soliti seguire.
I disastri naturali producono la distruzione di case e scuole, sfaldano il tessuto sociale nel quale la persona viveva, corrompono le relazioni umane e rendono la sopravvivenza un fattore dipendente dalla volontà degli osservatori esterni. Diverse documentazioni di archivio mostrano come le scuole non distrutte possono essere adibite a luoghi di accoglienza delle persone rimaste senza casa, e come la ripresa delle normali attività di frequenza richiedano anni di intervento di ristrutturazione e risanamento. I bambini privati della scuola, in alcuni casi, non tornano più nelle classi che conoscevano e la stessa composizione dei gruppi riceve nuove sistemazioni precarie e tali da infondere il senso del rinvio della stabilità di un tempo. Nei disastri naturali gli insegnanti muoiono insieme ai bambini e di loro non resta quasi memoria. La stampa parlò molto del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia in seguito al terremoto del Molise del 31 ottobre 2002 della morte di 27 bambini e della maestra, periodicamente si ricorda il triste evento. Il terremoto del Molise e quello di L’Aquila del 2009 sono ancora nei racconti di chi li ha vissuti ed i loro effetti sull’educazione sono in corso di considerazione scientifica.
Ancora una scossa
Il 16 e il 17 agosto 2012 abbiamo ascoltato per radio e televisione l’ennesima informazione sul terremoto ancora in corso in Emilia. Il boato, la scossa, la paura, la fuga, il ritorno alla normalità, con l’aggiunta di una capacità più alta della popolazione di saper gestire il timore della perdita di persone amate e cose preziose, per ciascuno, colme di ricordi familiari, come la casa, i mobili, quegli oggetti tenuti tanto da conto e poi improvvisamente caduti frantumati dall’onda che ha sollevato la terra sotto i piedi per poi riassestarla con spostamenti di pochi centimetri più in là della posizione di origine. Persone costrette a dover abbandonare quello a cui tenevano di più quasi senza la possibilità di guardarsi indietro. È aumentato il senso della sopravvivenza ed è cresciuto il desiderio di far presto a riprendere le consuetudini della vita quotidiana, facendo autonomamente quanto è possibile, senza aspettare solo gli interventi esterni. Chi può si sta già ricostruendo la casa vicino a quella inagibile. Va ricordato che l’unica agevolazione pare sia stata il rinvio del pagamento dell’IMU a settembre invece che a giugno. Le case da abbattere sono a spese del cittadino per importi che possono raggiungere anche i 40.000 Euro. Considerando che in diversi casi la situazione è quella di famiglie con mutuo da pagare, e in più con la cassa integrazione che incombe sui genitori, si capisce come il danno causato dal terremoto sia da leggere in relazione alle condizioni economiche e occupazionali della popolazione.
Il progetto pedagogico
A luglio 2012 è partito il progetto, promosso dalla cattedra di Pedagogia generale dell'Università Roma Tre, dal titolo Pedagogia e disastri naturali, acronimo Pe.Di.Na. per la creazione di una task force allo studio degli effetti dei disastri naturali nell’educazione dei bambini e alla prevenzione del danno causato dall’esperienza del trauma. L’obiettivo principale è quello di capire che cosa è accaduto nelle scuole, che cosa hanno visto e memorizzato i bambini, che cosa hanno fatto le maestre, come si è intervenuti per dare all’educazione uno spazio pieno e significativo prima, durante e dopo il terremoto.
Le adesioni e la task force
In poco tempo si è dato vita ad una task force di soggetti ed istituzioni sensibili al tema. All'iniziativa hanno aderito formalmente la Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, l'XI Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini, la Banca di Credito Cooperativo del Tuscolo-Rocca Priora-Società Cooperativa, la rete universitaria europea CiCe, Children’s Identity and Citizenship in Europee l'Associazione CiCea, Children's Identity and Citizenship European Association, il progetto DAPHNE III su violenza e minori.
Grazie ai contatti di chi scrive e di Luigi Inglese, già dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo di Montecompatri (Roma), ed ora collaboratore della cattedra, è stato possibile essere accolti ed aiutati a documentare la scuola, l'educazione e le attività per bambini nelle aree del terremoto. In particolare, una risposta molto positiva è stata data da parte dei Carabinieri di Novi di Modena; dall'insegnante Maria Maddalena Gilioli di Rovereto sulla Secchia; dall'autista del scuola-bus Silvia Vezzani; dalla collaboratrice scolastica Monica Pelatti;da Claudio Tioli responsabile del centro sportivo e ricreativo ANESER di Novi; da alcuni volontari dell'ANPAS, Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze; dall'amico Carlo Galaverna del Bed & Breakfast di Ponte Catena di Novi; dal signor Franco Beggi pensionato di Gargallo, operaio edile per trentacinque anni, e da altre persone che si sono rese disponibili all'intervista. Con diversi referenti istituzionali si è creato un collegamento per posta elettronica rinviando, ad una seconda fase, il colloquio diretto.
Ognuno ha raccontato l'esperienza del terremoto, inserendo nella propria narrazione quello che è stato notato nei bambini, cercando di richiamare alla mente le frasi, le reazioni, i sentimenti, i perché con cui i piccoli hanno descritto l'esperienza.
Le registrazioni, che anticipiamo succintamente in questo scritto, hanno permesso di comprendere almeno tre aspetti di grande rilevanza pedagogica. Il primo aspetto riguarda la relazione tra conoscenza del proprio territorio e preparazione scientifica della cittadinanza, riassumibile nella espressione “improvvisamente siamo diventati zona altamente sismica”. Il secondo aspetto concerne la competenza della scuola nella preparazione ad affrontare i disastri naturali come i terremoti, desunta dalla capacità che hanno avuto le maestre di guidare ordinatamente i bambini fuori, all’aperto, allontanandosi dall’edificio scolastico senza panico. Il terzo ha a che vedere con il valore della documentazione vivente, raccolta dalla comunità durante e dopo le scosse, con questo aspetto ci riferiamo ai segni della partecipazione corale di tutti a salvarsi e a salvare gli altri, a dare coraggio e ad offrire esempi di cittadinanza attiva; emblematico il lavoro dei Carabinieri e quello dei Vigili del Fuoco costantemente accanto a tutta la popolazione, nonché l’impegno dell’ANESER che ha organizzato il centro estivo per i bambini di 3-6 anni.
Conoscenza del territorio e preparazione scientifica della cittadinanza
Tra i tanti insegnamenti che la gente dell'Emilia ha ricevuto da questo terremoto che, da pochi mesi, continua a non far dormire sogni tranquilli, è quel senso dell'imprevedibile diventato repentinamente prevedibile, perché adesso anche l'Emilia è da considerare geologicamente zona altamente sismica, a connotazione permanente. Pare non lo fosse fino al 20 maggio 2012 e che lo sia decisamente diventata nel giro di pochi secondi. Questo quello che diverse persone ci hanno raccontato andando sul posto. Silvia in particolare racconta: «Abbiamo sempre detto di essere fortunati perché non avevamo il mare, niente maremoto. Mai avuto il terremoto! Siamo passati dal nulla all'altamente sismico, com'è che improvvisamente siamo diventati così? Non va mica bene! Il geologo ha fatto l'esempio del secchio che contiene un sasso sulla sabbia bagnata, se picchietti il secchio che cosa succede? La sabbia bagnata tiene il sasso ma se picchietti il secchio il sasso scende. La sabbia si muoveva e il sasso scendeva, noi siamo messi così. Chi picchietta l'Emilia, la nostra pianura? Sono circa trent'anni che succede questo. Improvvisamente si vedevano pozzi dappertutto, sembravamo a Dallas, nel Texas, pozzi da tutte le parti se vai a Concordia ne trovi ancora uno sulla destra. Riempi il vuoto con l'azoto liquido? La natura non ci ha fatto così. Non togli il sangue e lo rimpiazzi con il Lambrusco. Non funziona!»
Franco Beggi descrive il terremoto con queste parole: «La stranezza di questo terremoto è stata che è venuto il fango dal sottosuolo, la melma ha sollevato i pavimenti delle case ed è entrata. Hanno detto che è dovuto alle paludi. Ma qui non era mai successo così, neanche le crepe erano mai state di queste proporzioni. Una volta si diceva che questa non era zona sismica, invece lo è, come e più delle altre. Questa è una terra che non è ferma, ci saranno altre scosse ben più gravi. Secondo me, c’è qualcosa di grosso che si muove. La gente qui non è tranquilla anche se cerca di riprendersi ed ha la volontà di ripartire».
La competenza della scuola nella preparazione ad affrontare i disastri naturali
In molti ci hanno raccontato di come i bambini, soprattutto quelli della scuola dell'infanzia, considerata l'età, si siano comportati in modo lodevole. Quel 29 maggio con la scossa delle 9:00, senza piangere, senza panico, tutti i bambini hanno seguito le indicazioni delle maestre e del personale scolastico ed, ordinatamente, si sono sistemati nel giardino della scuola. Sicuri nei loro movimenti, attenti a ricordare quanto avevano appreso durante le prove di evacuazione svolte già prima del 20 maggio. Nessuna timidezza, nessuna paura. Sapevano che cosa fare e come farlo al meglio. Ricorda Monica, una delle persone che insieme ad altre hanno affiancato le maestre quella mattina del 29 per aiutare l'uscita dei bambini: «I responsabili nella scuola hanno guidato le operazioni di evacuazione. I bambini nel giardino si sono messi a giocare e le maestre hanno saputo distrarli».
La paura è arrivata con i genitori, con i parenti accorsi a riprendere figli e nipotini. Adulti che a stento hanno potuto governare i sentimenti di panico generati dai boati e dalle scosse. Osserva Paolo Giordano, Maresciallo dei Carabinieri di Novi: «Giorni prima a scuola avevano fatto delle prove di evacuazione e i bambini erano già tutti fuori quando siamo arrivati noi».
La documentazione vivente raccolta dalla comunità durante le scosse
È sempre il Maresciallo Giordano a dire, con riferimento alla sensazione creata dal terremoto: «Io mi sono sentito sotto attacco veramente!». Egli ricorda come il servizio alla popolazione abbia comportato una dose maggiore di coraggio da parte dei Carabinieri: «La gente viene da noi a chiedere qualsiasi cosa. Tu devi anche essere sorridente, non puoi piangere. Qui non ho visto nessuno con scene di panico. Solo alcuni genitori erano in ansia per i figli perché non sapevano cosa fosse accaduto a scuola. Bisognava convincere tutti a stare fuori delle case. Far capire di non badare alle voci di popolo. In quei giorni è stato difficile persuadere le persone a tornare alla normalità. La gente diceva ‘verrà una scossa di magnitudo 9’, oppure lo sciacallaggio. Noi abbiamo risposto a tutte le segnalazioni. Abbiamo cercato di far capire di stare calmi».
Anche l’aiuto dei Vigili del Fuoco è stato molto apprezzato e una voce comune ha espresso riconoscenza per quanto è stato fatto al fine di mettere in sicurezza gli edifici e per aiutare a ritirare quanto era possibile dalle proprie abitazioni.
Il centro ANESER ha raccolto un lavoro molto interessante realizzato dai bambini della scuola dell'infanzia durante il campo giochi di luglio. La torre dell'orologio, crollata a causa del terremoto, è stata prontamente ricostruita dai piccoli, progettisti di soluzioni architettoniche eccellenti. È stata anche creata una maglietta con la scritta Aiom balèa basta! che in modenese significa “Abbiamo ballato abbastanza!”(foto copertina). La torre dell'orologio sta diventando il simbolo di Novi, così come in ogni paese ci si ritrova intorno a testimonianze da riprendere e far rivivere, aggrappandosi a quanto ormai fa parte della storia collettiva di tante comunità.
Un premio simbolico ai bambini e alle maestre
Durante le poche ore trascorse a Novi, Rovereto, Carpi, Gargallo abbiamo capito che la scuola ha veramente dato il massimo e che i bambini, non solo hanno meritato di veder subito ricostruire le proprie aule per essere accolti prontamente a settembre, ma dovrebbero anche ricevere un premio per il comportamento di cui sono stati protagonisti e che tutti hanno potuto constatare. Da parte nostra il riconoscimento lo abbiamo concretizzato con un diploma simbolico donato alle persone con cui abbiamo parlato, rendendoci partecipi di quanto impegno sia possibile sprigionare quando è necessario, mostrando solidarietà, inventiva, fiducia, coraggio.
Presentiamo qui in calce il video nel quale la maestra Maria Maddalena descrive il terremoto, secondo la sua esperienza e con la narrazione intitolata Cosa c’è sotto? Il terremoto a casa mia… Questo titolo è stato ripreso dal volume omonimo per i bambini pubblicato a maggio 2012 da Antonella Battilani, Milena Bertacchini, Mario Pennacchio nelle Edizioni Artestampa di Modena.
Maria Maddalena e la collega Donata Deluca hanno anche scritto il testo È venuto il terremoto… La terra si è arrabbiata perché qualcuno la disturba… che raccoglie le interviste ai bambini di 3 anni. L'insegnante Gilioli sta preparando un CD sul terremoto, protagonisti i bambini, per finanziare la ripresa delle attività scolastiche.
Forse pochi si sarebbero aspettati di scoprire che, in un certo senso, i più forti sono stati proprio i bambini, attoniti di fronte all’imprevisto ma anche in grado di riprendere gli zaini ed entrare di nuovo nella loro scuola che, in qualche paese, si sta già ricostruendo.
TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276