Nei due mesi scorsi ho dovuto occuparmi di alcuni problemi di salute, che ho potuto risolvere bene, senza aver nemmeno interrotto il ritmo abituale dei miei impegni, il che dovrò fare in futuro, data l'età.
Intanto ho messo insieme un libro di teoria politica che si intitola “...a furor di popolo!” ed è in preparazione editoriale ormai avanzata, uscirà -spero- appena dopo le vacanze e tratta alcuni argomenti che mi sembrano utili per affrontare la crisi capitalistica strutturale e globale secondo una prospettiva che non è né può essere riformistica, e nemmeno riformatrice, poiché il capitalismo al livello estensione e qualità della crisi che lo ha colpito, non è più riformabile, né -se ci si mette da un punto di vista rivoluzionario- si possono ripetere i modelli già sperimentati: né la conquista del Palazzo d'Inverno, né la grande ipotesi della socialdemocrazia europea, ambedue falliti, sia pure dopo aver segnato un bel pezzo di storia niente affatto da buttare.
Provo a capire quale ipotesi rivoluzionaria avesse in mente Rosa Luxemburg: mi pare possa essere presentata e agita. Il tempo che abbiamo è poco e la coscienza di ciò che serve per far sorgere quel “movimento reale che muta lo stato delle cose presenti” è poco diffusa, c'è da lavorarci. Spero di poter essere utile. Altrimenti passa la barbarie.
Prima di tutto direi qualcosa sulla situazione italiana, che mi pare pericolosissima: a partire dal governo Monti che cancella la Costituzione, col valido appoggio del Presidente che dovrebbe tutelarla, sicché non vi sono più presidi democratici efficaci nel nostro paese. La prima cosa da fare è denunciare questo rischio mortale punto per punto (nella struttura del bilancio, nella forma della scuola, nell'inquinamento della realtà, nella politica del lavoro, nella figura dello stato, nella politica estera, nella politica militare) e via via costruire una cultura politica dell'alternativa.
Dopo aver messo in primo piano il fatto che nella storia umana per la prima volta da quando esiste la specie umana le donne sono ovunque stabilmente la maggioranza (inconsapevole di sé) e che su un enorme sottoproletariato femminile il patriarcato può ripartire rialleandosi con la borghesia, ma solo per prolungare barbarie e rovine. Invece le donne nel mondo, se prendono coscienza di sé e dell'enorme ingiustizia che patiscono in materia di lavoro, salute, libertà, rappresentanza ecc. possono aprire varchi.
Ma ci si può occupare solo di questioni planetarie, universali: le dimensioni sono tali. Spero di farcela, almeno a far arrivare a un po' di persone compagni e compagne il messaggio da usare, certe volte ho paura di non arrivare a tempo e allora mi allarmo, mi affretto, pesando proprio su chi più mi è vicina, ma non riesco a governare una sensazione di tempo che scorre “come acqua tra le dita”, mentre invecchio a rotta di collo: insomma un po' (tanto) brontolona si ha quasi diritto di essere alla mia età: o no?
Lidia Menapace