Yoani Sánchez:
“Raúl Castro ha paura.
Sa che la riforma migratoria
lo seppellirà”
Le speranze dei cubani sono state ancora una volta disattese, anche se la maggior parte dei commentatori internazionali ha scritto con superficialità che presto i cubani saranno autorizzati a viaggiare.
Raúl Castro si è limitato a dire le solite cose che ripete da cinque mesi a questa parte: «Siamo intenzionati a introdurre in maniera graduale i cambiamenti richiesti. Molti considerano urgente una nuova politica migratoria, ma dimenticano la situazione eccezionale che vive Cuba, sotto assedio da cinquant’anni per colpa della politica imperialista statunitense, che vuole sovvertire l’ordine pubblico nazionale».
I cambiamenti nella politica migratoria prima o poi verranno, ma c’è da credere che non saranno di natura epocale e non sconvolgeranno il sistema di autorizzazioni e controlli in atto da cinquant’anni.
Raúl Castro, inoltre, ha annunciato la «scarcerazione anticipata di 86 cittadini stranieri residenti in 25 paesi diversi» e «un ampio indulto per motivi umanitari che riguarderà diversi prigionieri cubani». Forse le misure di clemenza sono da collegarsi con la prossima visita del Papa a Cuba. Non sembra che nell’elenco di futuri scarcerati sia compreso l’imprenditore nordamericano Alan Gross, accusato di comportamenti controrivoluzionari, terrorismo e spionaggio internazionale.
Il Governo concederà un indulto a oltre 2.900 persone che si trovano in prigione, giudicate idonee a un reinserimento nella vita sociale. Il gesto di clemenza viene definito «umanitario e sovrano». Castro ha aggiunto: «Saranno messi in libertà alcuni condannati per delitti contro la Sicurezza dello Stato. Tutti hanno scontato buona parte della pena dimostrando un buon comportamento». Non saranno compresi nell’indulto i condannati per delitti di «spionaggio, terrorismo, omicidio, traffico di droga, pederastia con violenza, rapina a mano armata, violenza carnale e corruzione di minori».
Tra le affermazioni più ciniche e risibili contenute nel discorso di Raúl Castro leggiamo la condanna della repressione contro gli indignati negli altri paesi e la richiesta ai governanti occidentali di «concordare la politica economica con i loro popoli».
Yoani Sánchez ha scritto su Twitter: «Raúl Castro apre le carceri piccole e concede la libertà a diversi condannati, ma non apre il carcere più grande e non concede la libertà di uscire dal Paese. Io vorrei bere un caffè a Madrid, entrare in un cinema a Los Angeles, abbracciare un amico a Sidney, ma me lo impediscono. Ripongo la mia valigia nel solito angolo della stanza: anche per questa volta non mi lasceranno uscire. Raúl Castro parla di normalizzare i rapporti con gli Stati Uniti, ma quando pensa di normalizzare i rapporti con le voci critiche che esistono nel suo paese? Il nostro Presidente ha paura, una paura tremenda. Sa bene che la riforma migratoria lo seppellirà».
Gordiano Lupi