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Vetrina/ Alberto Figliolia. In memoria di Giuseppe Pinelli
Enrico Baj,
Enrico Baj, 'I funerali dell'anarchico Pinelli' (www.antiwarsongs.org) 
14 Dicembre 2011
 

In memoria di Giuseppe Pinelli

 

Un malore attivo”, fu scritto infine.

Ti hanno ucciso infinite volte, Pino,

nei giorni dopo la morte: con l'infamia,

con l'ignominia, con la menzogna,

con il mercimonio delle parole,

con l'inganno alla pubblica opinione.

Nera la notte e nere le trame che piazzarono

la bomba; duro e nebbioso l'asfalto

che ti accolse precipitato innocente;

rosso il sangue dalla testa spaccata,

rosso come quello dei morti

di Piazza Fontana: martiri, loro e tu,

la diciottesima vittima.

La tua anarchia era non violenza,

un luogo in cui i poveri

non dovevano più esistere,

un luogo in cui l'etica

si sposava con la giustizia,

un luogo in cui l'uomo nuovo

non sopraffaceva quello vecchio,

un luogo in cui i codici antichi

convivevano con il progresso.

Era fra il 15 e il 16 dicembre 1969

quando volasti da una finestra

della Questura di via Fatebenefratelli,

nella metropoli luminosa e addormentata,

angelo le cui ali quella volta non si spiegarono

come se il corpo valesse più di idee e ideali.

Suicidio”, subito sostennero:

le bugie del potere sono buie,

infanganti, meschine, volgari.

Amavi le poesie di Spoon River

– “... il giorno che gli anarchici furono impiccati a Chicago...” –

che leggevi con Licia

e con quelle parole di denuncia,

nostalgia e amore fosti seppellito.

Altre bombe vennero, altre stragi

e omertà in altre piazze,

treni, stazioni e aerei,

vili pistolettate a creare orfani

e morti innocenti ancora,

il seme dell'odio e della vendetta

a germogliare, il contrario

della tua terra e del tuo cielo,

Pino dalle ali luminose.

 

Alberto Figliolia


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