Forse non tutti ricordano Elián González, il bambino che si salvò dal naufragio nello stretto della Florida e si trovò al centro di una caso internazionale tra Cuba e Stati Uniti, rischiando di provocare una crisi diplomatica tra i due paesi. I fatti risalgono alla fine del 1999, quando Elián non aveva ancora compiuto 6 anni e rischiò di morire insieme alla madre dopo il naufragio di una zattera al largo della Florida. Alcune ore dopo il tragico evento, suo padre, Juan Miguel González reclamò il ritorno del bambino a Cuba, affermando che era stato portato via senza il suo consenso.
Fidel Castro - sostenuto dalla chiesa statunitense - cominciò una campagna politica e legale per il rientro in patria del minore, che nel frattempo era stato accolto da alcuni familiari emigrati a Miami. Per la prima volta dopo decenni Washington e L'Avana si trovarono d'accordo: il bambino doveva tornare dal padre, nonostante le grandi pressioni dei settori più conservatori dell'esilio cubano – statunitense, contrari al rientro di Elián sull'isola. Persino Janet Reno, segretaria del Presidente Bill Clinton, approvò la decisione di riconsegnare Elián al padre. Per le strade avanere furono sette mesi di mobilitazioni di massa organizzate dal governo per sostenere il rimpatrio del minore. Ricordo una frase emblematica di un mio amico cubano: “A Cuba non ci sarebbero altri problemi se non fosse per il caso Elián. La televisione non parla d'altro e i giornali scrivono solo notizie sul bambino rapito al padre”.
Le autorità statunitensi dovettero realizzare un operativo di polizia stile commando per far uscire Elián dalla casa dei familiari di Miami, che rifiutavano di consegnarlo al padre, venuto in Florida per riprendere il bambino. Il 28 giugno 2000 il caso Elián poteva dirsi risolto con il suo rientro all'Avana.
Il giovane Elián vive a Cuba, studia in una scuola militare e il partito comunista al potere lo ha trasformato in un simbolo, in una sorta di eroe nazionale. Nei giorni scorsi Elián è diventato maggiorenne e ha festeggiato il compleanno a Cárdenas, sua città natale, situata a 120 chilometri dall'Avana, insieme al padre, secondo quanto ha riferito la televisione cubana. Le immagini televisive hanno inquadrato Elián mentre conversava al telefono con René González, uno dei 5 agenti dei servizi segreti cubani (eroi, secondo il governo cubano) liberato a ottobre dopo aver scontato 13 anni di prigione negli Stati Uniti. «Ha voluto augurarmi un buon compleanno», ha detto Elián. René González si trova ancora negli Stati Uniti, perché un giudice gli ha inflitto tre anni di libertà vigilata negli Stati Uniti prima di poter fare rientro a Cuba.
Elián continua a interpretare il suo ruolo di ragazzo simbolo di una vittoria contro l'odiato nemico nordamericano.
Gordiano Lupi