Il governo cubano vuol salire sul carro delle reti sociali e usarle per fini politici. La ciberguerra viene estesa ad altri paesi del continente grazie all'evento: “I mezzi alternativi e le reti sociali, nuovi scenari della comunicazione politica nell'ambito digitale”, che si sta svolgendo all'Avana.
Per il momento il cavo di fibra ottica dal Venezuela a Cuba porta vantaggi soltanto a settori selezionati dello Stato, mentre soltanto l'1,6% della popolazione cubana può usare Internet a prezzi altissimi e con una velocità modesta. In questo scenario, il governo dell'Isola continua a concentrare gli sforzi nella cosiddetta ciberguerra e per far questo ha convocato al Palazzo delle Convenzioni cancellieri ed esperti internazionali.
L'evento non è organizzato per migliorare la connessione a Internet del popolo cubano o per offrire una spiegazione plausibile a un servizio promesso che non arriva, ma si concentra sul tema «i mezzi alternativi e le reti sociali nella battaglia mediatica che può liberare Cuba e i paesi del Terzo Mondo», come precisa il sito Internet del Ministero delle Relazioni Estere.
La blogger e filologa Yoani Sánchez ha detto: «Nessuna persona che a Cuba usa Twitter come mezzo di libera espressione civica, libera e indipendente dalle organizzazioni governative, è stata invitata a partecipare. Prima di tutto mi sorprende l'uso che viene fatto della parola alternativo. Da sempre viene considerato alternativo un percorso che si confronta con i meccanismi statali di informazione. E invece il governo cubano organizza un dibattito sulle reti sociali e gli spazi alternativi, senza invitare una vera comunità alternativa che a Cuba da tempo usa le reti sociali. Vogliono ridurre il termine alternativo a un sinonimo di partito e di governo. Non è così. Alternativi siamo noi che non abbiamo una connessione a Internet, nessuno ci paga per inviare twitter e nessuno ci dice che cosa dobbiamo fare. Alternativi siamo noi che mettiamo in pericolo la nostra vita, la nostra credibilità e la nostra libertà per dire le cose che diciamo. Il dibattito potrà essere anche interessante, ma gli stranieri presenti all'evento non sapranno mai il grado di non connessione a Internet dei cubani e non conosceranno la portata della guerra informativa che il governo sta mettendo in atto contro i cittadini».
The New York Times ha parlato di attacchi cibernetici che riguardano gli oppositori venezuelani del governo di Hugo Chávez, accusando informatici cubani di aver posto in essere attività di pirateria per contrastare la dissidenza. «Il governo venezuelano sta seguendo le orme di quello castrista ed è ormai nelle mani dei servizi segreti cubani», afferma la sociologa Vilma Petrash, in un'intervista rilasciata a martinoticias.com.
A Cuba le cose non vanno meglio. «Negli ultimi mesi il portale Voces Cubanas, che raccoglie molti blogger alternativi, ha subito oltre 15mila attacchi di pirateria informatica. Uno di questi ha bloccato il sito per oltre 24 ore e ha reso impraticabile il database. La guerra cibernetica sta raggiungendo livelli di guardia. Il governo possiede una struttura e studenti che possono lavorare al progetto come se fosse un compito in classe, mentre noi possiamo contare solo sulla nostra pazienza e sulla volontà di riparare i danni che riscontriamo sui nostri siti dopo simili attacchi», ha detto la blogger Yoani Sánchez.
Yoani Sánchez ritiene che il governo cubano abbia organizzato un evento che servirà solo a rendere ancora più evidente l'apartheid di cui soffre il popolo nei confronti del potere costituito. «Il regime fa salire sul carro delle reti sociali solo i membri di partito e le persone che difendono il castrismo, sia dentro che fuori Cuba, escludendo come sempre i cittadini, le persone comuni che restano spogliate dei diritti civici», ha concluso.
Gordiano Lupi