Emma Bonino al Senato. Carceri e Giustizia: “interrompere la flagranza di reato” “Questo chiedevamo, perché in tale situazione si trovano ad agire le istituzioni del nostro Paese”
28 Settembre 2011
Quello che segue è il testo della dichiarazione di voto di Emma Bonino a conclusione del dibattito, in Senato, sulle questioni relative alla Giustizia e al carcere che ha avuto luogo martedì 27 settembre. Si trattava della seconda volta nell'arco di una settimana - la prima era stata lo scorso mercoledì 21 settembre - che il Senato si è riunito in seduta straordinaria per discutere di questo tema. (Radicali.it)
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, signor Ministro, io le devo dire, con grande franchezza, che solo la lunga militanza e la scuola radicale di cocciutaggine, di consistenza, di pervicacia mi impedisce stasera di lasciarmi prendere dallo sconforto. Sono certa di trovare nelle prossime ore dentro di me la forza di continuare questa battaglia, che è una battaglia non solo di civiltà, ma è una battaglia di legalità per il nostro Paese.
Quello che noi le chiedevamo era di interrompere la flagranza di reato in cui si trova ad agire lei e si trovano ad agire le istituzioni del nostro Paese. Il mio non è tanto un dissenso rispetto a questa o a quella proposta contenuta in varie mozioni, anche del PD, che peraltro sono tutte comprese nella mozione Bernardini e altri, approvata della Camera e rimasta lettera morta. È un dissenso più profondo, sul modo in cui si conclude questo dibattito, che a me davvero non pare all'altezza delle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, che ci ricordava che la giustizia è una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile e che la realtà carceraria rappresenta un'emergenza assillante, fuori dal trattato costituzionale, che ci umilia in Europa e nel mondo. A me non pare che complessivamente la risposta sia all'altezza di questo monito.
Signor Ministro, con sincero dispiacere, sottolineo che lei ha espresso parere contrario a tutta la proposta di risoluzione a mia prima firma, persino - onorevoli colleghi, lo evidenzio per essere chiari - alle premesse, che citano solo cifre e numeri da lei stesso confermati, e ad altri dati inconfutabili.
Onorevoli colleghi, con molti di voi sono stata insieme nelle carceri, a raccogliere firme, a portare avanti iniziative, nella Commissione parlamentare che ha svolto l'inchiesta sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Ebbene, di tutto questo, negli ultimi tre mesi, il TG1 non ha dato alcuna notizia, su 933 notizie del periodo, così come il TG4 e il TG La7 non hanno dato alcuna notizia, mentre il TG2 ha dato due notizie e il TG3 cinque notizie. Vorrei capire che rapporto abbiamo con i cittadini del Paese, che rapporto c'è tra le istituzioni ed i cittadini, tra voi eletti e l'opinione pubblica.
Tanto per essere chiari, sottolineo che nel contempo i due fatti di cronaca Rea e Scazzi - cito a caso - hanno avuto un numero di notizie otto volte superiori, quindici volte nel secondo mese e cinque volte ultimamente. Vorrei capire se è questo il rapporto che voi eletti avete con gli elettori (Commenti del senatore Asciutti), rispetto alle vostre iniziative (non importa se quelle che abbiamo fatto insieme o altre). Il problema è che, alla fine, siete trattati come un qualunque radicale, espulso e censurato, semplicemente perché non si adegua ad un dato di conformismo dei vari talk show, diretti da una oligarchia sempre più ristretta che stabilisce i temi e chi vi partecipa, che peraltro sono sempre gli stessi. Tutto il resto dell'attività legislativa e parlamentare viene espulso.
Signor Ministro, nel dispositivo della proposta di risoluzione a nostra firma - lo sottolineo per mostrarle quanto siamo umili - chiedevamo soltanto, a lei e al Governo in generale, e continuiamo a chiederlo a tutti i colleghi, che vi attivaste affinché un dibattito decente su un grande problema del nostro Paese, che rischia non solo un'emergenza economica, ma anche un default giudiziario, fosse portato all'attenzione dei cittadini: il problema della giustizia, infatti, riguarda tutti, milioni di cittadini italiani. Lei ha detto di no anche a questo, con una superficialità che mi ha sorpreso, perché credo che democrazia, Stato di diritto, legalità e dibattito democratico siano l'essenza del nostro essere in questa sede.
Per tale motivo, onorevoli colleghi di destra o di sinistra che siate, vi chiedo di approvare quel dispositivo che mira soltanto ad attivare nel sistema radiotelevisivo un grande dibattito sul tema che ci ha visto qui riuniti per due giorni tra chi ritiene che l'amnistia non sia solo un atto di clemenza, ma un atto per rimettere in piedi le riforme, e chi ritiene invece che le riforme debbano venire prima. Il carcere ha certamente un aspetto afflittivo, ma l'afflizione attiene alla privazione della libertà e non attiene alla privazione della dignità in qualunque Paese democratico degno di questo nome.
Signor Presidente, concludo sottolineando che questo grande dibattito deve coinvolgere tutti i cittadini del Paese, qualunque opinione abbiano. Non è pensabile che venga espulso e sostituito da cicalecci di vari tipi su questioni magari meno rilevanti (di cronaca nera, tanto per cominciare), sottraendo al dibattito democratico quello che rappresenta un pilastro in ogni Paese che voglia rifarsi allo Stato di diritto.
Spero, signor Ministro, che lei cambi opinione; spero soprattutto, onorevoli colleghi, che voi vogliate onorare il vostro lavoro, voi stessi, il vostro rapporto con i cittadini, e che questo dibattito finalmente possa avere luogo.
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