“Italia fuorilegge; subito l'amnistia” L'intervento di Emma Bonino questa mattina in Senato [VIDEO]
21 Settembre 2011
Sintesi dell'intervento di Emma Bonino, Vice Presidente del Senato, in apertura del dibattito sul sistema carcerario e sui problemi della giustizia:
Vorrei anzitutto sottolineare il carattere straordinario di questa seduta, convocata su richiesta di 141 senatori di quasi tutti gli schieramenti politici, ai sensi dell'art. 62 della Costituzione.
Prima di entrare nel merito, vorrei dire un paio di cose al Ministro. Nella sua relazione ci ha fornito cifre che meritano riflessioni su diverse ipotesi di soluzioni circa una situazione drammatica che altro non è che l'epifenomeno macrospopico della malagiustizia nel nostro paese e sul quale il ministro non si è voluto soffermare. Ricordo che dall'analisi che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha compiuto sulle proprie decisioni nel cinquantennio 1959-2009 risulta che per l’eccessiva durata dei procedimenti civili e penali l’Italia ha riportato 1.095 condanne, la Francia 278, la Germania 54 e la Spagna 11. Sicché la giustizia italiana, avendo smarrito la sua funzione di forza stabilizzante e riparatrice, non può più dare né speranza né conforto, e genera invece sofferenza. Anche da questo punto di vista i numeri confermano largamente la crisi in atto. Infatti, su circa tre milioni di delitti denunciati, quasi due terzi riguardano i furti, di cui rimangono ignoti gli autori nella misura del 97,4%. Del resto anche per gli altri reati non è che vada molto meglio, giacché su omicidi, rapine, estorsioni e sequestri di persona a scopo di estorsione, la percentuale media degli autori che rimane impunita supera l’80%. E, a causa dell’esorbitante numero dei procedimenti pendenti, si registrano in Italia circa 180 mila prescrizioni l'anno, il che ha dato vita ad una vera e propria amnistia strisciante, crescente, nascosta, di classe e non governata.
Molti di voi ci dicono, da destra e da sinistra, che l’amnistia non è opportuna o che non esistono le condizioni politiche. Noi radicali riteniamo invece che, di fronte alla situazione di emergenza delle carceri, ma soprattutto di fronte alla situazione di emergenza della Giustizia italiana, che coinvolge molti milioni di famiglie, la concessione di una vasta amnistia sia necessaria, urgente, improcrastinabile.
Amnistia certo per i reati commessi dai cittadini sottoposti a procedimenti penali, da detenuti in attesa di giudizio, da coloro che già sono stati condannati ed hanno scontato una parte della pena. Ma Amnistia innanzitutto per la Repubblica, costretta da anni a violare i principi fondamentali della propria stessa legalità, le norme della sua Costituzione, le sue stesse leggi, il rispetto dei diritti inviolabili della persona cui la vincolano i Trattati internazionali: in poche parole, una Repubblica “fuorilegge” nel senso tecnico della parola.
Amnistia innanzitutto per la Repubblica, dunque! Come può infatti assicurare in maniera credibile la sicurezza dei cittadini e perseguire con efficacia ogni forma di criminalità una Repubblica che, nell’esercitare questa funzione fondamentale, si pone essa stessa, tecnicamente, nella sistematica necessità di delinquere?
Molti ci dicono (lei stesso ci dice) che l’Amnistia sarebbe solo una misura transitoria, emergenziale, destinata a svuotare le carceri per un breve periodo per vederle subito dopo di nuovo riempirsi e che quindi è meglio intraprendere la strada delle riforme, la strada difficile ma assai più efficace delle depenalizzazione di molti reati, della riforma delle norme della custodia cautelare. Noi invece ribaltiamo la questione: l’Amnistia è la pre-condizione, la premessa necessaria di qualsiasi riforma perché c’è una tragica coazione a ripetere i comportamenti del passato. Ricordo quando si discusse, nel 2006, in un dibattito che vide una ampia convergenza trasversale, che coinvolse la grande maggioranza del PD e del PDL e una parte, anche dell’estrema sinistra, della proposta di amnistia e indulto proposta dal ministro Mastella. Per mancanza di coraggio il compromesso fu raggiunto sulla concessione del solo indulto. Si disse che l’Amnistia sarebbe arrivata dopo, al termine di un percorso riformatore che avrebbe avuto al centro l’emanazione del nuovo codice penale. Che ne è stato di quel Codice penale? Non lo travate tra le riforme legislative della Repubblica. Per sapere quel che poteva essere e non è stato, bisogna andare in libreria e procurarsi il libro scritto a quattro mani da Nordio e da Pisapia, gli ultimi due presidenti, nominati uno dal governo Berlusconi e l’altro dal Governo Prodi, della serie infinita di commissioni incaricate di questa riforma. La riforma non c’è stata. E intanto il tessuto del nostro diritto è stato lacerato da una politica inerte, incapace, impotente che, di fronte all’insorgere di ogni nuovo problema sociale, conosce infatti una sola strada: ricorrere a nuovi reati e nuove pene, ricorrere al carcere come unica soluzione, senza minimamente chiedersi se le strutture amministrative, giudiziarie e penitenziarie siano in grado di assorbire i nuovi provvedimenti.
La nostra proposta di Amnistia non nasce dal buonismo, ma dall'intento di governare il fenomeno e dalla nostra concezione del Diritto che deve essere al contempo rigoroso e giusto, fondato su garanzie valide per tutti e non sull’arbitrio e sul privilegio di casta o di classe.
Amnistia come condizione e come premessa delle riforme. Perché se davvero riuscissimo per una volta, a partire dall’Amnistia, a concepire e avviare una azione di governo per riorganizzare in maniera efficace e produttiva il lavoro giudiziario e la macchina della giustizia, allora sarebbe possibile mobilitare il Parlamento intorno a un progetto di depenalizzazioni, decarcerizzazione, limitazione della custodia cautelare, pene alternative al carcere (come esistono e sono praticate in ogni paese civile).
Il contrario non è possibile per due ragioni: perché, senza l’Amnistia, senza una volontà politica determinata e un progetto politico di ampio respiro, ogni proposta di depenalizzazione le si sbriciolerebbe fra le mani come è accaduto ad Alfano quando ha proposto per alleggerire le carceri di far scontare l’ultimo periodo della pena agli arresti domiciliari. Provi ad immaginare che accadrebbe all’interno della sua stessa maggioranza se dovesse mettere mano alla Bossi-Fini e alla Fini-Giovanardi; perché anche se, per avventura, lei riuscisse nel suo intento, gli effetti virtuosi e positivi dei suoi provvedimenti sarebbero fortemente limitati e forse in gran parte annullati dall’ingolfamento della macchina giudiziaria dovuta all’impossibilità di smaltire milioni di processi pendenti.
In conclusione, mi auguro che questo dibattito aiuti a guardare un po' più alto, al di sopra dei miasmi che provengono da ogni dove, e contribuisca a trovare soluzioni dando, proprio qui dal Senato, il segno ed il simbolo di un cambiamento.
TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276