Oblò cubano
La protesta delle 4 donne al Capitolio Nacional
25 Agosto 2011
 

Sara Marta Fonseca è una delle 4 attiviste arrestate lo scorso martedì 23 agosto durante una protesta sulle scalinate del Capitolio Nacional, all’Avana, che ha catturato l’attenzione e il sostegno di decine di passanti e di alcuni turisti. «Il nostro obiettivo è che un giorno il popolo possa scendere in piazza insieme a noi», ha detto Sara Marta Fonseca al periodico digitale Diario De Cuba. Il video della protesta è stato diffuso da Hablemos Press. Le altre partecipanti all’atto dimostrativo erano Tania Maldonado Santos, Mercedes Evelyn García Álvarez e Odalys Caridad Sanabria Rodríguez, appartenenti al Partito Per i Diritti Umani (affiliato alla Fondazione Andrei Sacharov) e al Movimento Femminista per i Diritti Civili Rosa Parks. La protesta ha avuto luogo per «pretendere la fine della repressione nei confronti di Dame in Bianco, opposizione e di tutta la popolazione cubana». Le donne sono riuscite a restare sulla scalinata e a gridare parole d’ordine antigovernative per circa 40 minuti.

«Abbiamo scelto il Capitolio perché è un luogo molto centrale, dove passa tanta gente e circolano anche parecchi stranieri. A nostro avviso era il luogo ideale per richiamare l’attenzione popolare», ha detto Fonseca mentre si recava alla sua casa di Río Verde, nel quartiere Boyeros, alcuni minuti dopo essere stata liberata.

«Sono molto contenta, anche se mi hanno picchiata e maltrattata, perchè abbiamo potuto constatare che il popolo è disposto a unirsi a noi», ha sottolineato.

Sara Marta Fonseca ha detto che un ufficiale della Sicurezza voleva farle smettere di gridare, ma il popolo l’ha messo a tacere, sostenendo la loro azione di rivolta pacifica. L’attivista afferma che «è il momento di intensificare la presenza sulle piazze per far esplodere il malcontento sociale presente a Cuba».

Non è la prima volta che Fonseca partecipa ad atti dimostrativi. Lo scorso anno la ricordiamo sulla scalinata dell’Università dell’Avana, mentre in altre occasioni è uscita per strada con altri dissidenti per gridare slogan antigovernativi. Ha dovuto subire repressioni dure, sia lei che la famiglia, a base di bastonate, intimidazioni e atti vandalici.

«La gente applaudiva e alzava le braccia al cielo. La risposta è stata più forte che in altre occasioni. Non possiamo sconfiggere da sole una dittatura ma possiamo cercare di convincere il popolo a scendere in piazza contro un potere oppressivo che dura da oltre cinquant’anni. Non tuteliamo gli interessi di nessuno, se non del popolo cubano…», ha detto Fonseca.

Le quattro attiviste sono state trattenute e interrogate negli uffici di polizia di Zulueta y Dragones, all’Avana. Fonseca è stata trasferita all’unità di polizia di El Capri, nel municipio di Arroyo Naranjo, dove ha fatto un breve sciopero della fame, esigendo la liberazione. Secondo la polizia «la donna è al soldo di una potenza straniera che vuole destabilizzare Cuba», ma lei ha gridato che la responsabilità dell’accaduto è solo della Sicurezza di Stato e di un governo dittatoriale che reprime la manifestazione del libero pensiero.

«Noi non facciamo gli interessi di altri stati, ma vogliamo la libertà per il nostro popolo. Vogliamo una Cuba libera e democratica, ma al tempo stesso sovrana. Non vogliamo interventi dall’esterno sul suolo della nostra patria», ha concluso Fonseca.

 

Gordiano Lupi


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