Pianeta jazz e satelliti
NGUYEN LE - Homescape (ACT 2006) with Paolo Fresu and Dhafer Youssef
13 Luglio 2006
 

Nguyen Le abita nel quartiere parigino di Barbes, un crogiuolo di razze e di culture, e nel suo appartamento ha uno studio di registrazione. Ogni volta che Paolo Fresu e Dhafer Youssef, amici di lunga data del chitarrista, si sono trovati nella capitale francese hanno passato lunghe ore nello studio casalingo di Le a suonare, ora improvvisando ora cimentandosi su temi predefiniti. Dopo l'immancabile cena franco-vietnamita di nuovo i tre si rimettevano al lavoro e il risultato di tanta musica esce ora in questo album per l'etichetta tedesca Act.

Si tratta di un album cucito, nel senso letterale della parola, da Nguyen che pescando tra le molte ore di registrazione ha editato e prodotto questa raccolta di quindici tracce. Un solo standard, Chelsea Bridge di Billy Strayhorn, il già noto Mangustao e poi brani originali, tra cui Stranieri, Domus De Janas, Des Pres, Neon e Lacrima Christi firmati insieme dal chitarrista e dal trombettista. Il mio preferito è Byzance, con l'incredibile ed acutissima voce di Dhafer a guidare la danza.

Nguyen Le si conferma non solo musicista tra i più interessanti, ma in questo caso si rivela anche nelle vesti di produttore, compito peraltro già ricoperto per l'album della cantante Huong Thanh. Difficile esprimere un giudizio compiuto sulla musica presente nell'album, il lavoro di editing ne ha modificato profondamente ogni traccia originale, inserendo campionamenti, voci, batterie elettroniche, addirittura cori sardi. Con mezzi tecnologicamente superiori, Le ha fatto con le sue musiche quello che Teo Macero faceva con i nastri delle registrazioni live degli anni '70 di Miles Davis: una sapiente opera di taglia e cuci. Il prodotto finale rivela certamente una assoluta affinità musicale tra i tre musicisti, persi e ritrovati in un luogo non precisato tra il deserto nordafricano, l'isola sarda e il lontano sud-est asiatico, riportando da ognuno di questi luoghi colori e profumi per speziare la musica. Album forse non indispensabile nella nutrita discografia dei tre musicisti, ma certamente opera matura e ricca di fascino.

 

Roberto Dell'Ava

 

 

VALUTAZIONE: * * *


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