Diario di bordo
Corte Strasburgo, leggi italiane, screening embrionale. Occasione da non perdere
27 Giugno 2011
 

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Starsburgo (CEDU) ha accolto il ricorso di una coppia italiana che, per colpa della legge 40 sulla fecondazione in vitro, per procreare non può procedere ad uno screening embrionale che consenta loro di scartare i propri embrioni infetti di fibrosi cistica che si trasmetterebbero sul nascituro.

Una nuova dimostrazione di come, nello specifico e in generale, la giustizia europea può essere utile ai cittadini italiani che si vedono negare i propri diritti che, vietati in Italia, sono invece patrimonio di quella cultura e normativa giuridica europea a cui l'Italia dovrebbe riferirsi in ogni momento.

Nello specifico abbiamo l'ulteriore condanna della normativa italiana in materia di procreazione assistita, basata non su assiomi scientifici ma moralistici e ideologici, dove questi ultimi sono quelli della chiesa cattolica romana.

Più in generale, invece, risalta il fatto che la CEDU di Strasburgo è uno di quegli organismi che sono a disposizione per correggere le innumerevoli storture del nostro ordinamento, ma che troppo poco vengono usati, anche per mancanza di conoscenza e diffusione della cultura giuridica europea da parte dei nostri addetti ai lavori. Ultimamente, inoltre, l'Europa sembra che venga vissuta come un limite: il diffondersi di culture e politiche xenofobe che vengono spacciate come tutela del nostro patrimonio economico, culturale e sociale, ne sono causa principale.

Sarà bene che questa occasione odierna ci serva per farci mente locale. Un imperativo che valga per ogni utente e consumatore, ogni amministratore ed ogni legislatore.

 

Qui il nostro specifico settore web sull'uso della Giustizia Europea.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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