Cuba affronta una crisi di vasta portata. Se i cambiamenti non saranno drastici, difficilmente potrà risolvere i problemi economici e sociali.
I cittadini cubani possono avere le terre in usufrutto per 10 anni, gli stranieri - per costruire campi da golf - quasi 100.
Il decreto sulle terre in usufrutto non permette che il contadino costruisca la sua casa
Cuba deve importare grano, caffè, verdure, farinacei, persino zucchero, perché la produzione agricola è ferma e deve essere incentivata. “Siamo tra la crisi e il precipizio”, per riprendere una frase di Raúl Castro pronunciata durante il VI Congresso del Partito Comunista. I cambiamenti dovranno essere profondi e strutturali, se si vogliono risolvere i problemi economico-sociali.
La riforma più importante in tema di agricoltura sarebbe la tanto attesa concessione in usufrutto ai contadini della metà delle terre incolte di proprietà statale. La misura ha incontrato un ostacolo enorme che ha scoraggiato molti contadini, perché il contratto di usufrutto è fissato per soli 10 anni, quando la Cina - per fare un esempio - fece il gran salto nella produzione agricola concedendo lo sfruttamento delle terre per un tempo che andava dai 50 ai 90 anni. Dieci anni sono pochi per programmare un'attività economica, ma la cosa che più ha infastidito i contadini cubani è che il termine di usufrutto concesso agli stranieri per costruire campi da golf su terre incolte è di 99 anni.
Il contratto di usufrutto può essere non rinnovato, l'usufruttuario è obbligato a vendere il raccolto a prezzi fissi, inferiori ai prezzi di mercato e non può costruire la propria casa sul terreno in concessione. La grande promessa della Legge di Riforma Agraria del 1959, sul fatto che i contadini dovevano essere proprietari delle terre che lavoravano, è rimasta ingabbiata per oltre mezzo secolo per colpa di uno Stato che vuole controllare tutto.
La sola soluzione per lo sviluppo dell'agricoltura cubana resta la scelta di dare la terra ai contadini. Non esistono strade alternative.
Gordiano Lupi