PERMESSO DI ENTRATA E DI USCITA

ASPETTANDO IL PRIMO MAGGIO…

Ormai lo so come ragionano i miei compatrioti: tessere del PCC nel cassetto e in testa l’ossessione di andare a vivere molto lontano da questa isola. C’è gente che indossa la maschera della simulazione fino al giorno in cui sale la scaletta dell’aereo. Quanti di coloro che agitano una bandierina durante la Festa del Primo Maggio in Piazza della Rivoluzione finiranno per andarsene da Cuba? Come convincerli a restare in un paese dove soltanto pochi possono trovare la loro strada? Se non ci saranno cambiamenti e rapide riforme Cuba diventerà un paese di vecchi, perché i giovani emigrano in massa.

Nelle ultime due settimane almeno tre miei amici che non avrei mai pensato potessero abbandonare il paese mi hanno chiamato per annunciare la loro partenza. Ogni giorno Cuba perde persone di talento, preparate, energiche. Viviamo una terribile emorragia nazionale che ci lascia sempre più poveri e tristi. Molti miei compatrioti dimostrano il disaccordo con il governo senza deporre una scheda nell’urna, ma limitandosi a cercare di ottenere un visto per fuggire. Un atteggiamento che chiamo “votare con i piedi” e “protestare dalle pagine di un passaporto”. Basta entrare in un consolato spagnolo per vedere quante persone chiedono di ottenere la cittadinanza o un visto.

Per quel che mi riguarda, se riuscissi a uscire dal paese non resterei all’estero per un periodo superiore ai tre mesi, perché non amo stare lontana dalla mia famiglia per molto tempo. Ho passato giorni e giorni immersa nella burocrazia, ma alla fine mi hanno restituito il passaporto dove posso apporre il visto spagnolo. Adesso esiste una piccola speranza che venerdì discutano i limiti migratori che mi riguardano. Sarà la volta buona? Attendo una riposta sul mio permesso di uscita e continuo a insistere, non solo per il mio caso, ma perché devono finire le assurde restrizioni che il governo impone al diritto di entrare e uscire liberamente dal paese.

Yoani Sánchez

Traduzione di Gordiano Lupi