In che modo la questione del cristianesimo è presente in Camus?
ARNAUD CORBIC: Per lui, il cristianesimo rappresenta una seduzione e un’impossibilità.
«Il pensiero cattolico mi sembra sempre agrodolce. Seduce, e poi mi fa arrabbiare», aveva confidato, quando era studente di liceo, al suo professore di filosofia, Jean Grenier. Per lui, la questione di Dio è irrisolvibile. Non credente, Camus è tuttavia capace di non adagiarsi sulla non credenza.
Chi sono i suoi interlocutori cristiani?
Possiamo citarne alcuni: S. Agostino, S. Francesco d'Assisi e Pascal. Ciascuna di queste figure è riletta in maniera molto personale. In Agostino, Camus vede l’unica grande mente cristiana che abbia guardato in faccia il problema del male. Francesco d'Assisi, rappresenta per lui un altro volto del cristianesimo mediterraneo, un «amante della natura e della vita» che giustifica «coloro che hanno il gusto della felicità». Questo legame con il santo di Assisi è inseparabile dall'amore per i poveri e da uno sguardo positivo imperniato sulla povertà e il suo mistero. Infine, il filosofo Pascal è per Camus l'uomo dell’interrogazione su Dio. Ma, come dirà, egli è tra quelli «che Pascal turba e non converte».
Come giustifica il suo agnosticismo Camus?
Non ha mai smesso di ammirare Cristo e la sua umanità, ma non crede nella sua risurrezione. «Cristo è forse morto per qualcuno, ma non l’ha fatto per me», scrive nei suoi Appunti. Non dice che la verità cristiana è un'illusione, ma soltanto che non è riuscito ad entrarci. Camus è sensibile, esclusivamente ma profondamente, all'umanità di Cristo.
La sua etica è forse segnata da una forma di spiritualità o di sacro?
Camus opta per un’esistenza senza Dio, ma non senza sacro. Si tratta di un sacro intriso di ellenismo, segnato dalla presenza carnale del mondo, del cosmo e della natura. Neppure la sua etica della ribellione e dell’amore è esente dal sacro. In Camus, l’amore contiene la rivolta e le impedisce di precipitare nel nichilismo. È una rivolta che conduce alla vita.
Dovremmo per questo parlare di una forma di «santità laica»?
L'ideale di santità laica - «essere santi senza Dio» - non è quello di Camus. È quello di uno dei suoi personaggi ne La Peste, Tarrou. Ciò che sta a cuore a Camus, e di cui il dottor Rieux è il portavoce, è di «essere un uomo». Il medico è la figura emblematica di quell’uomo solidale, che non cerca un eroismo virtuoso.
Quali sono le critiche rivolte al cristianesimo e alla Chiesa? Su che cosa Camus interroga ancora i cristiani?
La critica al cristianesimo da parte di Camus è in gran parte legata a quella di Nietzsche. Come lui, Camus si vuole «fedele alla terra». Egli critica i «retro-mondi» che offrono l'illusione di un’altra vita, mentre quel che conta è soltanto l'esistenza presente. Camus non ha tuttavia alcuna pretesa particolare nei confronti dei cristiani, egli chiede loro soltanto di adeguarsi alle esigenze di un'etica comune. Ciò che non ammette, è di vederli mancare ai loro doveri di uomini. Per quanto riguarda la Chiesa istituzionale, Camus le rimprovera la sua «tiepidezza» e la sua alleanza con le «forze conservatrici». In un'intervista tenuta nel 1948 dichiara: «Prenderò la Chiesa sul serio quando i suoi capi spirituali parleranno la lingua di tutti e vivranno essi stessi la vita pericolosa e miserabile, che è quella della maggior parte». Per Camus, i cristiani sono chiamati ad impegnarsi al servizio dei più bisognosi. Altrimenti, dice, «i cristiani vivranno e il cristianesimo morirà».
Arnaud Corbic, dottore in filosofia, è autore del libro Camus e l'uomo senza Dio, ed. Le Cerf, pagg. 256, € 30,00
Intervista rilasciata ad Elodie Maurot.
Fonte: La Croix, 16/03/2010
[Ripresa e pubblicata il 16 marzo 2010 da nsae (Nous Sommes Aussi l’Église = Noi Siamo Anche la Chiesa), “Non un’altra chiesa, ma una chiesa altra”, Osservatorio cristiano della laicità].
Per la cura e traduzione di Ivana Cenci