Biotestamento e situazione delle carceri e della giustizia in Italia. All’apparenza può sembrare come voler mescolare pomodori e mandarini. Ma qualcosa in comune c’è. La maggioranza di centro destra, il governo Berlusconi appaiono intenzionati a varare in tempi brevi la legge, già approvata dal Senato, che non tiene in alcun conto la volontà del paziente, del malato; e in sostanza gli nega il diritto di stabilire quando una vita non è più degna di essere vissuta.
Clericali in servizio permanente attivo sono mobilitati in queste ore, dal ministro Maurizio Sacconi che in quanto titolare del Lavoro dovrebbe forse occuparsi più di cose che sono attinenti al suo ministero – ieri due lavoratori sono morti, la media è appunto di due incidenti mortali al giorno sul lavoro, una vera e propria strage – alle Eugenie Roccelle, che hanno trovato sponde e derive nelle Paole Binetti e nei Silvano Moffa. Ieri questi militanti del partito della sofferenza sempre e comunque, hanno compiuto un ulteriore passo nel processo di imposizione di una legge irrazionale e autoritaria, imponendo la sua calendarizzazione a febbraio. È evidente che la maggioranza non vuole una buona legge, né tantomeno dei temi cosiddetti etici, ma sono interessati solo al loro uso strumentale. L’unica cosa che interessa loro è mostrarsi ossequiosi ai diktat vaticani.
A denunciare il cinismo e la strumentalità, la violenza di questa maggioranza, non sono solo i radicali. Anche nella comunità dei credenti si levano voci critiche, di dissenso. Per esempio oggi leggiamo una severissima analisi di quel che accade: «Il quoziente familiare, il testamento biologico e il fine vita sono provvedimenti usati in modo strumentale dalla politica, per scompaginare le fila avversarie» o come merce di scambio, per ottenere qualche voto in più e riagganciare forze politiche. Non lo dice un irriducibile anticlericale, ma è quanto si può leggere nell’editoriale che apre l’ultimo numero del settimanale Famiglia cristiana.
«Oggi» afferma il settimanale dei paolini «conta di più affermare i principi, magari con la forza, piuttosto che trovare vere soluzioni ai problemi. Qualunque sia il tema. È la politica degli annunci e dei rimandi». E c'è di peggio. «Importanti provvedimenti come testamento biologico e fine vita, si fanno solo per scompaginare le file avverse. Per mettere in difficoltà, evidenziare contraddizioni e divisioni. Merce di scambio per riagganciare forze politiche. Per qualche voto in più. Per galleggiare, comunque».
Presa di posizione pesante, ma che appare – come certificano tutti i sondaggi demoscopici – tutt’altro che isolata. Tuttavia da Silvio Berlusconi a Umberto Bossi, da Pierferdinando Casini a Gianfranco Fini, tutti si preoccupano soprattutto di compiacere le gerarchie vaticane.
Veniamo ora alla situazione carceri e giustizia. La UIL Penitenziaria, attraverso il suo segretario Eugenio Sarno ha denunciato che con i pochi fondi che il governo ha messo a disposizione c’è il serio rischio della paralisi completa. «Stimando una presenza di 68mila detenuti, occorrerebbero circa 106 milioni di euro. Al DAP invece ne sono stati assegnati 85,3; e sono stati ridotti anche gli stanziamenti per manutenzione, mezzi e indennità». Non solo. Le carceri italiane sono affollate prevalentemente di persone giovani e, sempre più spesso, sono i giovani a morirvi: nei primi 10 giorni dell’anno 4 detenuti di età compresa tra i 28 e i 35 anni sono deceduti per cause naturali e 1 internato di 32 anni si è impiccato nell’Opg di Aversa.
Lo scorso anno per “cause naturali” sono morti 107 detenuti, la loro età media era di 39 anni: 73 casi sono stati archiviati senza alcuna ulteriore indagine, dopo che dalle ispezioni cadaveriche non erano risultati segni di violenza sui corpi, e classificati come “decessi causati da malattia”. Nei restanti 34 casi è stata avviata un’inchiesta giudiziaria, con ipotesi di reato di varia gravità (dalla omissione di atti d’ufficio, fino all’omicidio colposo) a carico di operatori sanitari e penitenziari, ma finora soltanto 7 procedimenti si sono conclusi e tutti con un “non luogo a procedere”. Qualunque sia l’esito delle indagini ancora in corso è inconfutabile il fatto che per un detenuto la probabilità di morire per “cause naturali” sia molto più elevata che non per un coetaneo libero. Carceri, giustizia, ma si potrebbe dire anche immigrazione, diritti di tutti e di ciascuno: il sentire del credente, è più vicino a quello che dicono, fanno, vogliono le gerarchie vaticane, con i loro mille divieti e proibizioni; o con quello che dicono, fanno, cercano di fare i radicali, una politica di diritti che significa facoltà, possibilità, non obblighi e imposizioni?
Risposta scontata, si dirà; tutti i sondaggi demoscopici certificano che su testamento biologico e fine vita, ma anche su eutanasia, la maggioranza degli italiani è più in sintonia con Marco Pannella, Emma Bonino, i radicali, che con Binetti, Sacconi, Roccella.
Lo sappiamo, e lo sanno anche dalle parti del Partito Democratico. Resta dunque un mistero il perché su questi temi non esprimano una posizione netta, chiara, comprensibile. Nel farlo si perderà magari un Beppe Fioroni, che è cosa di cui ci si può fare una ragione. In compenso si recupererà fiducia e credito di tanti che si sono allontanati dalla politica perché stomacati dai mille giochetti e manfrine che dovevano (e devono) vedere e subire.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 12 gennaio 2011)
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