Come si giunge Alla periferia del cuore, quel cuore, muscolo pompa del sangue elemento essenziale dell'esistenza biologica, che simbolicamente riteniamo centro e motore della nostra vita sentimentale ed emotiva? Con La parola, la memoria e, a volte, anche con Un rap e tre canzoni oppure Su piccoli sentieri.
Ci siamo permessi di giocare con il titolo (Su piccoli sentieri, pp. 88, 11 euro, puntoacapo Editrice) e i capitoli che compongono l'intenso volume di poesie di Federico Buffoni, genovese, giornalista professionista, con pluriennale e prestigiosa esperienza sia nella carta stampata (La Gazzetta dello Sport e Il Secolo XIX) sia sul piccolo schermo come telecronista e conduttore, e autore che ha saputo spaziare nei più vari ambiti, dai testi musicali a quelli cabarettistici e teatrali, dalla narrativa breve alla poesia, di cui ora ci occupiamo nelle forme di questo prezioso libro.
Buffoni sa indugiare sul mistero delle piccole cose e indagare sui particolari rivelatori del quotidiano, ciò in cui si cela, in fondo, il grande segreto della vita, sempre irrivelabile e sempre svelato qualora si accetti d'avere lo sguardo del fanciullo nonostante e contro le incrostazioni del cinismo che ci assale con il rumore della civiltà. La cifra dei versi è solo apparentemente dimessa, in realtà il discorso poetico nel suo essere scarno e scabro denota lo scavo di una sapienza interiore antica e profonda: «Non ritornare così presto a casa,/ c'è ancora un po' di vino nel bicchiere,/ piccoli sorrisi delle nostre cose.// Potremo dopo camminare, e allora/ con il cuore leggero di stasera,/ forse golosi o previdenti avari,// mettere in serbo un alibi futuro,/ una stampella al nostro zoppicare/ e anestesia per piangere domani».
Perché aggiungere orpelli e superfluo? La poesia è sasso levigato ma anche pietra tagliente, sedimento e danza di polvere sospesa invisibile se non nello sfregio di un raggio di luce imprevisto, immagini sepolte e accensioni improvvise. Come nella canzone dedicata a Fred Buscaglione: «Parole liquide di notte/ nell'anima bollente./ Erano ghiaccio, sassi shakerati/ che le emozioni hanno rifatto d'acqua./ E un brivido rapprende la memoria del giorno.// Cerimonie e fantasmi, sigarette/ nell'aria blu/ tra suole polverose, a stropicciare/ ripetuto brusio/ con un assolo ruvido di sax». Pennellate di tedium vitae, inteso come consapevolezza della caducità che ci travaglia, e nostalgia della più feconda.
Il poeta, che ha navigato fra la sua Genova, cui nel presente libro ha dedicato una stupenda e struggente Canzone, e l'alessandrino, cantore nella sua veste giornalistica dell'epos sportivo, non poteva farci mancare una soave e, nel contempo, possente meditazione lirica su... Quando volava Fausto Coppi: «Quando volava Coppi alle montagne/ erano voci facili e sudore/ da molti condiviso.// Asfalto bianco come non c'è più/ sulle curve che vanno a Pinerolo,/ né terra sul Ghisallo.// Leggeri occhiali neri e mantelline/ per balenare agli altri lampi rosa/ su costole d'uccello,// tra ginocchia di guerra, brillantina,/ borracce d'alluminio e imbonitori/ da megafoni d'auto.// Un disperato uccello da salite/ mai più così arpionate,/ mai più così, con tanta adrenalina/ restituite a una foto». Una poesia che è un quadro e restituisce alla perfezione un uomo, una leggenda sportiva e un'era storica.
Ci piace chiudere con la poesia che dà il titolo alla raccolta: «Su piccoli sentieri, le parole/ misurano il mio passo/ che visita memorie di tramonti/ e poi di nuovo aurora,/ confortante ritorno e lento addio.// Così il giorno/ rinnova inesorabili/ inquietudini al cuore./ Ad ogni curva il sole a fazzoletti/ mossi dal vento aggiunge ansia sottile/ a questo andare,/ a questo mio guardare/ quanto c'è di coraggio ai miei ricordi/ e quanto al mio domani».
Alberto Figliolia