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Alberto Figliolia. Armani Jeans Milano – Cimberio Varese
01 Gennaio 2011
 

Come una stella solitaria nel cielo dell'undicesima giornata del massimo campionato di basket. Tale è la gara fra Pallacanestro Olimpia Milano, sponsorizzata Armani Jeans (lo stilista è anche il proprietario dello storico club di via Caltanissetta), e Pallacanestro Varese, targata Cimberio.

Una sfida sempre di superbo fascino, anche se Milano non vince lo scudetto dal 1996 – formidabile squadra, e quel mago di Bogdan Tanjevic in panchina – e l'ultimo tricolore varesino risale al 1999, l'era di Gianmarco Pozzecco dai capelli colorati, il genio sublime, la generosa follia, la fantasia e l'arte del passaggio, e di Andrea Meneghin.

Mercoledì 29 dicembre due delle grandi lombarde (l'altra è notoriamente Cantù) si sono incontrate al Forum di Assago. Ne è uscita una partita vibrante e calda, come racconteremo. Del resto non sono mai mancate le emozioni allorché le due fiere contendenti si sono incontrate nel corso della loro lunga vita.

Gli anni Sessanta sono stati un monologo lombardo o della metropoli contro la periferia, la capitale contro la provincia emergente, il potere centrale contro le spinte eversive e la rivolta dei “piccoli”: Milano, con il celebre marchio Simmenthal, ha conquistato il titolo di campione d'Italia nel 1962, 1963, 1965, 1966, 1967, mentre Varese ha vinto nel 1961, 1964, 1969, e Cantù ha fatto da terza incomoda nel 1968. A Milano e Varese poteva anche capitare di giocare un'appendice del campionato per il fatto che giungevano a fine stagione perfettamente appaiate in classifica (non erano ancora stati inventati i playoff). C'era quindi, ad alto tasso di fibrillazione emotiva – un autentico attentato alle coronarie! –, lo spareggio scudetto fra le rivali: 1962, Simmenthal Milano-Ignis Varese 68-61; 1966, Simmenthal-Ignis 2-0, un risultato maturato a tavolino in quanto Varese, vincitrice sul campo per 74-59, fu privata della vittoria a causa della posizione irregolare di un suo giocatore, Gennari. La tradizione degli spareggi proseguirà negli anni Settanta, con Varese vincitrice nel 1971 (65-57), Milano l'anno dopo (64-60), ancora Varese nel 1973 (74-70). Suddivisione degli scudetti negli anni Settanta: Milano campione soltanto nel 1972, Varese a trionfare nel 1970, 1971, 1973, 1974, 1977, 1978. Cantù strapperà proprio all'Ignis il titolo 1975. Nel 1976 e 1979 avrebbe invece vinto la Virtus Bologna.

In quest'ultimo decennio Varese seppe stabilire l'irripetibile record di dieci finali consecutive di Coppa dei Campioni, cinque delle quali vinte. Erano i tempi dell'irresistibile Valanga gialloblù. Dalla sua Milano aveva vinto la prima Coppa dei Campioni nel 1966.

Giocatori leggendari: Nane Vianello, Sandro Gamba, Alessandro Riminucci (L'angelo biondo), Paolo Vittori, Gianfranco Pieri, Massimo Masini (lungo di una modernità assoluta), Giulio Iellini (play dall'arresto e tiro, in contropiede, da leggenda), Skip Thoren, Steve Chubin, Manuel Raga (ah il messicano volante...), Aldo Ossola (eccezionale playmaker), Ottorino Flaborea (detto Capitan Uncino per il magnifico e perfetto tiro in gancio), Meneghin (il Dino), John Fultz (implacabile tiratore, rinominato Kociss), Ivan Bisson, Renzo Bariviera (dall'atletismo straripante), Pino Brumatti, Giorgio Giomo, Marino Zanatta, Art Kenney (combattente senza pari e newyorkese perennemente innamorato dell'Italia), Bob Morse (la perfezione estetica e un tiro micidiale, oggi docente di Lingua italiana in un college USA).

Allenatori leggendari: Cesare Rubini, già giocatore nonché oro olimpico, Londra 1948, nella pallanuoto; Enrico Garbosi; Vittorio Tracuzzi; Nico Messina; Alexander Nikolic; Sandro Gamba, passato dal campo alla panchina, con le stesse abilità vincenti e lo stesso carisma. Nomi da far tremare i polsi, da brivido lungo la schiena. Passione sportiva e sapere tecnico al massimo grado.

Un'età del boom per il movimento della palla a spicchi. La ricordiamo con nostalgia e piacere.

Dunque, al Forum di Assago si presentano sul parquet, fra le due équipes... 35 scudetti, 8 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana, 8 Coppe dei Campioni, 5 Coppe delle Coppe, 2 Coppe Korac, 4 Coppe Intercontinentali e... 24 titoli giovanili, statistica, quest'ultima, non secondaria, a segnalare l'eccellenza di quelli che erano i nostri settori giovanili, coltivati anche dai club di vertice che dai propri ranghi cavavano sempre nuovi campioni. Una volta, almeno.

Torniamo al presente. Le squadre sentono l'importanza della posta in palio: Milano vola 10-2, ma le triple di Righetti e dell'estone Kangur + 2 liberi di Teemu Rannikko pareggiano, sul 13-13, le sorti del match. Varese quindi sorpassa, ma l'ucraino Pecherov e un gioco da 3 di Melli mandano avanti Milano di 7 (31-24). Di nuovo la Cimberio impatta e sorpassa. I vantaggi si alternano, poi l'americano-bulgaro Ibrahim Jaaber si accende e Milano prende un + 6 (51-45) spezzato da una magia del finnico Rannikko (assist dietro la schiena per il contropiede 1 contro 0 dello stilista Phil Goss). Si lotta punto a punto. Dal 63-60 l'Armani Jeans si ritrova 63-66 per un gioco da tre (canestro + fallo subito e tiro libero realizzato) di Diego Fajardo e una devastante tripla di Ronald Slay. I milanesi falliscono il successivo attacco e Varese ha l'occasione ghiottissima di portarsi sul +5/+6, ma spreca l'attacco che avrebbe potuto rivelarsi decisivo. Il Falco Hawkins ringrazia facendosi tutto il campo da solo, segnando, subendo fallo e mettendo dentro anche il tiro libero supplementare, quindi Mancinelli, senza quasi staccare i piedi da terra, deposita dal cuore dell'area il vantaggio, che ancora Hawkins incrementa con altri due liberi. Goss segna l'ennesimo pari con una tripla pazzesca. Quindi i varesini possono gestire la palla del vantaggio, ma Slay, fa passi e ridà la sfera arancione a Milano che non riesce a rimetterla in campo – infrazione di 5”! –, ma Varese con quel che resta sul cronometro non ce la fa a costruirsi un tiro decente. Supplementari. Milano va avanti quel poco che basta e mantiene il risicato vantaggio, sudando sul'80-79 ma concludendo 84-80.

Sala stampa. La parola a Coach Recalcati: «Sono veramente orgoglioso di allenare questa squadra. Si esce rincuorati. Questi ragazzi hanno dentro qualcosa. Peccato per la sconfitta. Alla fine siamo stati penalizzati nelle rotazioni». Poi... «Non mi era mai capitato di essere mandato affanculo da un arbitro. Dovevo arrivare a 65 anni. Ora capisco perché mi dicevano di continuare. Posso andare in pensione tranquillo. Ho informato subito il commissario di campo dell'accaduto. Badate bene che non sto parlando di questioni tecniche. Anche se l'educazione di questi tempi è merce rara, dobbiamo pretenderla. Quindi sono contento per la squadra, scontento per la sconfitta, contento per il vaffa. Adesso ho provato tutto nella mia carriera». Un po' amaramente sorpreso dall'episodio il Carletto nazionale, ma capace di volgere in ironia il fastidio. Grande, davvero.

E il derby si arricchisce di un nuovo, “storico”, episodio.

Ma rimaniamo al basket giocato. Milano con questa vittoria si aggrappa da sola al secondo posto in classifica, dietro i mostri senesi. Una piazza che dovrà però difendere dall'arrembante assalto di Cantù domenica 2 gennaio, in quel di Cucciago, alle ore 20.

La leggenda ancora in campo (al Pianella, questa volta).

 

Alberto Figliolia


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
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