6. Margarita Fabelo: Lei ha accettato insieme ad altre onorificenze la cosiddetta medaglia della “libertà” che assegna il CLC da Miami. Questa organizzazione investe milioni per mantenere l’embargo a Cuba, fa di tutto perché i cubani non possano visitare quando credono i familiari residenti sull’Isola, inoltre ostacola l’invio di rimesse economiche. I dirigenti del CLC definiscono patriota una persona come Luis Posada Carriles e alcuni di loro hanno chiesto pubblicamente agli Stati Uniti l’invasione di Cuba, oltre ad aver finanziato atti di terrorismo e colpi di stato in America Latina. Perché lei ha accettato un riconoscimento da persone simili?
Yoani: Non giudico il CLC di Miami per le cose che lei ricorda del suo passato, ma perché ha deciso di assegnare un riconoscimento a un’umile cittadina contraria all’embargo, favorevole al diritto dei cittadini nordamericani di recarsi a Cuba, nemica del terrorismo e dei colpi di stato. Lei accetterebbe un’onorificenza dal governo cubano?
7. Jorge Macías: Yoani, a distanza di un anno, ritiene che le risposte che compaiono nell’intervista concessa a Salim Lamrani siano state manipolate dal giornalista, oppure sono state davvero le tue risposte e in quel momento sei stata poco perspicace? Te lo domando perché è stato usato il contenuto di quella intervista per gettare discredito sul tuo nome, e questa cosa è stata motivo di preoccupazione per tutti noi che ti consideriamo un esempio di onestà e di coraggio nel panorama della nostra patria.
Yoani: Il signor Salim Lamrani (foto) ha commesso uno dei peggiori peccati giornalistici che si possano fare: pubblicare un’intervista semi apocrifa, con l’aggravante di negare al suo intervistato il diritto di replica sugli stessi periodici dove è stata divulgata. Se non avessi un briciolo di etica potrei pubblicare nel mio blog diverse sue stupide risposte a una serie di mie domande apparentemente brillanti. Non è difficile fare una cosa simile. Penso che la trappola predisposta con la contraffazione delle mie parole sia stata architettata per farmi prendere dall’ira, spingermi a nominare un avvocato e citarlo in tribunale. Ma siccome sono esperta in filosofia zen ho lasciato che fosse la vita a mettere ogni cosa al suo posto.
Non è passato un anno e ho già avuto infinite opportunità per dimostrare ai miei lettori che non sono quella sciocca che dà risposte a monosillabi che il signor Lamrani ha voluto mostrare. Lui, d’altro canto, credo che abbia danneggiato seriamente il suo futuro accademico e giornalistico, perché adesso troverà difficilmente un intervistato che confidi nella sua serietà. Quando incontrai il signor Lamrani, era ospite del lussuoso Hotel Plaza, notai in lui un pizzico di decoro e molte lacune riguardo a Cuba. Se avesse trascritto letteralmente il nostro incontro di quella sera, il risultato sarebbe stato l’opposto di quel che ha mostrato. Per questo motivo non ha mai presentato la registrazione, prova più che sufficiente per non ritenere veritiera la sua intervista. Tuttavia, presumo che non l’abbia fatto con cattive intenzioni personali ma sotto la pressione di poteri superiori. Per questo ha impiegato oltre tre mesi per “aggiustare” le mie parole e per rifare le sue domande. Nonostante tutto conservo la miglior immagine di quella sera: l’abbraccio che mi dette prima di andarsene, la stretta di mano con cui mi augurava buona fortuna prima di separarci. Quel che è accaduto dopo, il motivo per cui ha adulterato il contenuto del nostro incontro, lo sa solo lui e la sua coscienza.
Un giorno lo incontrerò di nuovo e si compierà quel motto che mia nonna ripeteva tanto e che è una massima della mia vita: “la menzogna può correre cent’anni, ma la verità la raggiunge in un giorno”. Lui ha perso più di me e inoltre mi ha fatto capire una lezione importante: non tutti i giornalisti sono onesti, non tutti gli intervistatori sono disposti a servire da canale imparziale per le idee altrui.
Traduzione di Gordiano Lupi
(segue...)