Caro Bertoldo, dirti corto e breve
di quest’Italia non è agevol cosa;
ti darò dunque, per non esser greve,
qualche notizia in rima e non in prosa.
Chi di poteri e pompe ha lista lunga
e di scudieri e servitor zelanti,
con belle donne si fa il bunga bunga,
tra scorte di scrivani e musicanti;
chi il suo carroccio al carro lega
del cavaliere dalla nera chioma,
scopre quanto giova alla bottega
scendere da Pontida fino a Roma;
chi cuoce il suo pane in doppio forno
s’adopra a fare il terzo e si dà briga,
per aver con l’arrosto anche il contorno,
e con il Vaticano stare in riga;
chi con sette bocche mangia e dice
e un pulpito possiede in ogni canto,
si lagna e grida se a qualcuno lice
dire la sua per una volta tanto;
di gran baruffe scrivon le gazzette
e di manovra e trame e di coltelli,
ma infine vinceranno le mazzette
e al potere resteranno quelli.
Caro Bertoldo, non ti sconfortare,
rimani saldo nella tua schiettezza,
con schiena dritta e viso solare,
al mondo non c’è solo la monnezza.
(gf)